Tutti colpevoli, ma pene ridotte per tutti. La Corte d'appello di Milano conferma la condanna di Emilio Fede, Lele Mora e Nicole Minetti nel cosiddetto processo Ruby 2, che vedeva il giornalista, l'agente televisivo e la ex consigliere regionale del Pdl accusati di avere ognuno a suo modo contribuito ad organizzare serate a luce rossa nella residenza di Silvio Berlusconi ad Arcore. Berlusconi, come è noto, è uscito assolto dal processo d'appello: non perché o giudici si siano convinti che si trattasse soltanto di"cene eleganti" ma perché hanno stabilito che i contatti ravvicinati tra il Cavaliere e Kharima El Mahroug, allora diciassette, fossero penalmente irrilevanti, visto che Berlusconi non conosceva la vera età della ragazza.
E questa attenuante si riverbera anche su Emilio Fede: per i giudici d'appello, ad Arcore nessuno sapeva che Ruby era minorenne, e nella nuova sentenza anche lei viene quindi ricompresi nel gruppone delle Olgettine. Grazie a questa modifica della ricostruzione dell'accusa, dai sette anni inflitti in appello Fede scende robustamente e si attesta su una condanna a quattro anni. E viene condannato Lele Mora, che riesce però (grazie alle sue dichiarazioni di pentimento e di parziale ammissione) a ottenere un trattamento clemente da parte dei giudici, che cumulano la sua pena con una vecchia condanna per bancarotta, gli infliggono in tutto sei anni e un mese e gli consentono così di sperare di non tornare in carcere.
E condanna bis anche per Nicole Minetti, l'unica a non venire accusata di avere avuto rapporti con Ruby, ma imputata di favoreggiamento della prostituzione per avere gestito la casa di via Olgettina dove molte ragazze
ospiti delle feste vivevano grazie agli aiuti di Berlusconi. Anche per lei pena più indulgente: concesse le attenuanti generiche, i giudici di secondo grado le infliggono tre anni invece di cinque. Non finirà in carcere.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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