Dopo le certezze sul non blocco del gasdotto i salentini insorgono e si danno appuntamento dove Di Battista, Lezzi e militanti cinque stelle, avevano assicurato il blocco in quindici giorni. Dalle volontà di Trump (a luglio chiese a Conte rassicurazioni sull’opera), passando da Blair (già fiduciario della multinazionale), sino ai tentativi di giustificare l’impossibilità di spostare il sito d’approdo del gasdotto della discordia. Mattinata movimentata, prende vita la rivolta contro la promessa truffa e prendono fuoco le bandiere del movimento grillino, il manifesto elettorale con i volti degli eletti e le schede elettorali. Al grido traditori e la lotta non si fermerà, il Comitato No Tap continua a chiedere le dimissioni dei parlamentari del Salento per aver preso in giro la popolazione dietro la giustificazione dei vincoli e delle penali.
Ora la solidarietà delle altre forze politiche non serve ma occorre un unica certezza : non tornare indietro. Cittadini semplici, amministratori e Sindaci uniti contro la ministra Lezzi e bruciano anche le schede elettorali.
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