L'iconografia dei santi, specialmente se dissacrante, ha sempre provocato indignazioni e critiche, qui come in Oriente. Ma l'artista Ozmo, autore di un murales raffigurante San Sebastiano trafitto dalle frecce con indosso dei boxer griffati, non poteva immaginare le polemiche che avrebbe sollevato. Siamo a Racale, in provincia di Lecce, cittadina famosa per essere stata la prima a legalizzare la cannabis terapeutica: famosa per le politiche progressiste del sindaco Donato Metallo, che al riguardo ha decretato di "intervenire immediatamente al fine di tutelare il sentimento popolare". La città si trova adesso spaccata in due: alcuni trovano il murales dissacrante e blasfemo, mentre altri invocano la libertà d'espressione. Il santo, trafitto da frecce che colpendolo ottengono un punteggio come brillanti numeri di una slot machine oppure fiches da poker, è raffigurato nella posizione solita in cui lo si ritrae, con indosso dei boxer neri firmati D&G.
"La mia intenzione - dichiara l'artista - non è mai stata quella di offendere valori altrui. Non è il mio campo. Il mio lavoro si sviluppa invece sul potere delle immagini. Il simbolo di D&G è così potente e pervasivo, grazie alla pubblicità, da essere riconoscibile a tutti". Soprattutto ai giovani del paese, che "attratti da quello possono considerare il resto, mentre mai avrebbero fatto caso a un San Sebastiano iconograficamente classico e impostato. Mentre altre persone, altre generazioni, possono al contrario riconoscere il santo e da lì trovarsi a riflettere sul potere dei brand nella morale contemporanea". L'intento è stato comunque raggiunto: i giovani hanno subito notato il santo, proprio grazie a quelle mutande tanto contestate. E molti di loro hanno persino usato la sua immagine come foto profillo. Senza quelle, secondo Ozmo, l'opera non avrebbe avuto l'impatto che si desiderava.
Nel frattempo sui social networks esplodono i dibattiti. In molti non capiscono cosa vi si trovi di tanto scandaloso nell'immagine, quando per scandalizzarsi ci sarebbe ben altro. "Se guardiamo cento metri più avanti, c'è il teatro Verdi, l'ex teatro Verdi, che sta cadendo a pezzi. Senza che alcuno si senta offeso da questo. Come nessuno si sente offeso dal fatto che a Racale non c'è una libreria", commenta Anna D'Antimi, addetta alle pubbliche relazioni. Racale, oltretutto, è al centro di accertamenti legati all'interdittiva antimafia nei confonti di diverse società salentine legate al gioco d'azzardo: ma nessuno pare vedere niente oltre i boxer del santo.
E mentre l'opinione pubblica si spacca, l'artista ha accolto le richieste dei cittadini di "normalizzare" il santo, ad eccezione del tondo che porta ancora il suo nome, proprio perché il suo obiettivo non era "offendere la sensibilità di nessuno", quanto "far arrivare un messaggio" a tutti. E di sicuro c'è riuscito.
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