Schiaffo di Parigi all'Italia: no all'estradizione dell'ex Black Bloc Vincenzo Vecchi

Come nel caso-Battisti, intorno alla vicenda di Vecchi si è sviluppato in Francia un movimento di opinione contrario all'estradizione del latitante

Schiaffo di Parigi all'Italia: no all'estradizione dell'ex Black Bloc Vincenzo Vecchi

La Francia nega all'Italia l'estradizione dell'ex Black Bloc 47enne Vincenzo Vecchi, condannato nel Belpaese per le devastazioni consumatesi nel corso del G8 di Genova del 2001. L'uomo, latitante dal 2012, è finora vissuto in un tranquillo paesino della Bretagna, Rochefort-en-Terre, dove ha svolto l'attività di imbianchino lavorando in incognito e facendosi chiamare Vincent Papale. La giustizia italiana ha condannato in via definitiva Vecchi, già esponente dell'area anarco-autonoma, a undici anni e mezzo di carcere per "devastazione e saccheggio", in merito ai tafferugli tra manifestanti e forze dell'oridne andati in scena nel capoluogo ligure diciannove anni fa.

Proprio nella località bretone, il latitante citato era stato arrestato nell'estate del 2019 in virtù di un mandato di arresto europeo emesso dalle autorità giudiziarie italiane. La Corte d’appello di Rennes avrebbe però dichiarato, dopo poco tempo, irregolare il medesimo mandato, ordinando contestualmente la scarcerazione di Vecchi. Nel dicembre dello scorso anno, però, la Corte di Cassazione di Parigi annullava la decisione dei giudici di Rennes e demandava la soluzione della questione alla Corte d’appello di Angers.

Tuttavia, a negare alle autorità di Roma l'estradizione dell'ex Black Bloc, facendolo di conseguenza scampare nuovamente all'arresto e alla consegna alle istituzioni del Belpaese, è stata alla fine proprio la Corte d’appello citata. Tale organo giudiziario d'Oltralpe si è appunto rifiutato in questi giorni di mettere in esecuzione il mandato d’arresto europeo, voluto dall’Italia, almeno per dieci anni della pena pendente a carico di Vecchi. Alla base del diniego espresso dai magistrati francesi sarebbe stato il fatto che la condanna inflitta all'indiziato in Italia fa riferimento a una fattispecie di reato che non trova un equivalente nella normativa e nella giurisprudenza francesi.

Proprio su quest'ultimo punto ha insistito il collegio difensivo di Vecchi per indurre i magistrati a non fare finire dietro le sbarre il latitante. Gli avvocati in questione hanno appunto indirizzato le loro contestazioni verso il fatto che l'indagato era stato condannato in Italia per una condotta, rubricata come "devastazione e saccheggio", introdotta dal codice penale di epoca mussoliniana, avanzando contestualmente la tesi per cui "non ci sono prove che abbia partecipato a quei saccheggi, si trovava solo in prossimità".

La Pubblica accusa, che aveva invece sollecitato la Corte di Angers ad accordare l'estradizione di Vecchi in Italia , ha appena tre giorni di tempo per fare ricorso contro il verdetto favorevole al latitante. Pur rimanendo Vecchi un uomo libero, a carico dell'ex Black Bloc incombe però la possibilità che egli stesso debba rientrare in patria per scontare l’anno e sei mesi restanti della pena complessiva di undici anni e mezzo di prigione inflittagli in Italia, ma la questione sarà affrontata in un’udienza successiva, non ancora convocata dai magistrati di Angers.

Analogamente al caso di Cesare Battisti, intorno alla vicenda di Vecchi si è sviluppato in Francia un movimento di opinione contrario al rinvio dell’uomo nel suo Paese natale.

Vi fanno parte tante persone, molte delle quali sono abitanti del villaggio bretone dove il latitante ha finora abitato. Dalla parte dell'ex militante anarchico si stanno però progressivamente schierando anche celebrità transalpine di caratura nazionale, come Éric Vuillard, scrittore, regista e sceneggiatore.

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