"Schiavi mutilati e incatenati", il fantasma killer col volto di Kathy Bates

La storia di Delphine LaLaurie, matrona di New Orleans che torturava e uccideva gli schiavi, e che uno schiavo salvò dal linciaggio della folla dopo un incendio

"Schiavi mutilati e incatenati", il fantasma killer col volto di Kathy Bates

Un personaggio in una serie di Ryan Murphy, una serial killer e la ex proprietaria di una casa poi appartenuta da Nicholas Cage. Tutto questo è stata Delphine LaLaurie, un personaggio legato all’oscuro periodo dello schiavismo negli Stati Uniti. Siamo nella prima metà del XIX secolo in Louisiana: la Guerra Civile americana è ancora lontana, soprattutto negli Stati del Sud. Questa vicenda fa però capire come ci fossero dei confini entro i quali lo schiavismo esisteva. La cinematografia lo illustra sommariamente ma efficacemente: da un lato ci sono le frustate di "Django Unchained" e "12 anni schiavo", dall'altro gli "schiavi trattati umanamente" di cui parla Ashley Wilkes in "Via col vento". E Madame LaLaurie, con le sue torture e i suoi omicidi, si colloca a uno dei lati estremi di questo spettro.

Delphine LaLaurie è stata uno dei personaggi protagonisti della terza stagione di American Horror Story, denominata Coven, ossia “Congrega”, ed è interpretata da una magistrale Kathy Bates. Nella serie però la storia di Delphine fu romanzata: vi si racconta che, dopo aver assunto un siero per la vita eterna preparata da una strega voodoo, la donna sia stata sepolta viva per secoli per poi essere riportata in superficie, viva e ancorata ai suoi tempi, dalla Suprema delle streghe interpretata da Jessica Lange. Ma qual è la vera storia di Madame LaLaurie?

Chi era Madame LaLaurie

Stando a Ghost City Tours, Marie Delphine LaLaurie nacque a New Orleans il 19 marzo 1787. Il suo cognome da nubile era Macarty e i suoi genitori erano benestanti: il padre apparteneva alla nuova aristocrazia statunitense, mentre la madre organizzava molte feste, che si concludevano spesso con uno scherzo ai danni degli ospiti maschi, cui venivano rubati vestiti e scarpe e che erano costretti a tornare a casa in camicia da notte.

Alla morte della moglie, papà Macarty ebbe una figlia con una donna creola libera: gli uomini della famiglia erano infatti noti per intrecciare relazioni con donne creole ed ex schiave africane, a volte anche con esiti incestuosi. Tuttavia nella casa natale di Delphine l’etnia non aveva grande valore, anzi i suoi parenti furono in un certo senso i pionieri del melting pot multietnico americano. Come si passa da questo all'immagine di una Delphine razzista?

Delphine invece sposò tre uomini dalle origini europee: Ramon López e Ángulo de la Candelaria, ufficiale della Corona spagnola, quando lei aveva 14 anni, l’uomo d’affari e trafficante di schiavi Jean Paul Blanque e infine il chiropratico Louis Lalaurie. Il primo marito morì durante il ritorno da una missione in mare, mentre il secondo marito scomparve poco tempo dopo le nozze, lasciando moltissimi debiti. Durante il secondo matrimonio si sa per certo che morirono in casa di Delphine 8 degli schiavi posseduti, per lo più donne fertili e bambini.

L’incendio

Nel 1831 Delphine e il suo terzo marito acquistarono quella che oggi prende il nome di Haunted Lalaurie Mansion, in cui però non vissero mai, occupando invece un’altra sontuosa dimora. L’anno dopo la coppia si separò: Delphine accusò il terzo marito di averla picchiata e di aver “reso insopportabile la loro convivenza”. Dopo di che le vicende di Delphine, dalla cronaca rosa, divennero di cronaca nera, oggi Storia nera.

La storia degli orrori di Delphine LaLaurie emerse a seguito di un evento occorso il 10 aprile 1834: ci fu un incendio che devastò la sua casa. E, come in un film dell’orrore, le fiamme rivelarono qualcosa di oscuro tra le mura di quella abitazione ornata di stucchi e mobilio prezioso.

Le torture

Ai soccorritori infatti si palesarono sette schiavi africani con i corpi “coperti di cicatrici e carichi di catene”. Nonostante il razzismo sistemico consolidato da decenni di schiavismo, quella visione fu troppo anche per la popolazione di New Orleans, che denunciò Madame LaLaurie al giudice Jacques Francois Canonge, un amico di famiglia, che tuttavia non ci mise troppo a decidere di sfondare le porte e provare a mettere fine all’orrore. Vennero scoperti così dei corpi “orribilmente mutilati”, alcuni dei quali erano “sospesi per il collo con le estremità allungate e lacerate”. Furono trovate due schiave incatenate ma ancora in vita, una delle due portava una pesantissima catena al collo e altre alle caviglie, che le impedivano la deambulazione.

Precedentemente Delphine era stata accusata di maltrattamenti, ma in tribunale le prove a suo carico non furono sufficienti. Si ritiene che questa donna potrebbe aver compiuto i crimini di cui fu condannata dalla Storia come risposta alla frustrazione durante il suo terzo matrimonio infelice. E quindi non per tutta la sua vita, o le vittime sarebbero state molte di più.

History riporta infatti che nel 1833 Delphine inseguì una schiava con la frusta, facendola precipitare dal tetto. Il corpo della donna fu trovato nel pozzo. Il tribunale decise preventivamente di multare Delphine e costringerla a vendere i suoi schiavi. Cosa che in effetti avvenne: Delphine vendette queste persone a prestanome, alcuni parenti, per poi far rientrare nella sua soffitta gli schiavi e torturarli in gran segreto.

Una citazione di Delphine è illuminante a questo proposito. Si riferisce alle indagini sui maltrattamenti degli schiavi che seguirono il rogo della sua casa: “Ci sono persone che sarebbero impiegate meglio se si occupassero dei propri affari, invece di intromettersi ufficialmente con le preoccupazioni di altre persone”. Per lei, in altre parole, ciò che accadeva nella soffitta dei LaLaurie, sarebbe dovuto restare nella soffitta dei LaLaurie.

La fine di Madame LaLaurie

Si racconta che fu proprio un suo schiavo a portare Delphine in salvo. Scoperte le barbarie delle torture sugli africani prigionieri nella sua casa, Delphine riparò in una carrozza guidata da uno schiavo nero. E si ritiene che sia fuggita a Parigi con i suoi figli.

Non si sa quando poi in effetti Delphine sia morta per una misteriosa malattia, se nel 1842 o nel 1849, ma sicuramente non vide la fine dello schiavismo in Louisiana e nel resto degli Stati Uniti.

Sepolta dapprima a Parigi, il suo corpo fu riesumato e sepolto a New Orleans nel 1851. Ma c’è chi crede che il suo fantasma infesti ancora la casa degli orrori in cui visse e molto probabilmente torturò, uccidendoli, molti schiavi.

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