"Non mi faccia parlare", "Nani, ballerine": scontro Galli-Bassetti

I due scienziati non potrebbero essere più diversi l’uno dall’altro. Da una parte il rigorista Galli, che vorrebbe tutto chiuso. Dall’altra l’aperturista Bassetti che non teme il diffondersi delle varianti

"Non mi faccia parlare", "Nani, ballerine": scontro Galli-Bassetti

Fin dall’inizio Massimo Galli, infettivologo dell’ospedale Sacco di Milano, e Matteo Bassetti, direttore di Malattie Infettive dell'Ospedale San Martino di Genova, non se le sono certo mandate a dire. Da mesi siamo abituati a continue botte e risposte tra i due esperti in fatto di varianti, riaperture, coprifuoco. Da una parte c’è il professor Galli, rigorista che vorrebbe tutto chiuso, in barba alla crisi economica e all’esasperazione dei cittadini. Dall’altra il professor Bassetti, aperturista che non teme particolarmente la diffusione delle varianti Covid, contrario al coprifuoco che ha definito illiberale e irrazionale. Entrambi sono stati intervistati dal Corriere.

Il rigorista Galli

Il professore starebbe meglio se non sentisse troppo i giornalisti. Effettivamente, tra interviste e ospitate in televisione, non passa giorno che non si senta nominare. Sui duelli con il professor Bassetti taglia corto: “Non me ne faccia parlare, non vorrei perdere più tempo. Ne ho piene le scuffie di far polemica con quella gente lì”. E già si inizia bene. Ma l’argomento è delicato, e Galli non se la sente di dire apertamente che le sue opinioni siano giuste e le altre sbagliate, ma aggiusta il tiro dicendo che alcuni esperti si sono spesso contraddetti, mentre altri praticamente mai. Ha tenuto inoltre a sottolineare che l’anno scorso non era tra coloro che pensavano che il Covid fosse clinicamente morto, né tra quelli dell’immunità di gregge. Anche Galli però ammette di essersi sbagliato, poche volte, e non l’ha dimenticato: “Ricordo che mi facevo la barba e mi sono detto: come faccio a dire ai politici, dopo due turisti malati di Covid, di chiudere tutto, quando per la Sars 1 abbiamo avuto solo quattro casi?”. Sul fatto di essere stato smentito dal suo ospedale, ha invece spiegato che la struttura negò le sue parole, quando disse che l’ospedale era invaso dalla variante inglese, perché non aveva i dati aggiornati. “È stato molto disturbante essere smentito, ma oggi l’86 % degli isolamenti è per la variante inglese” ha precisato.

La variante inglese è più letale

E proprio sulla diffusione e pericolosità delle varianti i due esperti sono in disaccordo. Secondo Galli la variante inglese è pericolosa e il tasso di mortalità è superiore rispetto alle altre, a differenza di quanto si pensava inizialmente. L’infettivologo è anche tornato a parlare dello scontro avuto in televisione con il governatore della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, al quale ha detto che vengono barattate centinaia di morti con le riaperture. Ma la colpa è stata del presidente di Regione che gli aveva detto che era nervoso, un modo da politicante, secondo Galli, per sminuire l’avversario. Non manca invece di dare il suo appoggio al ministro della Salute Roberto Speranza, che paragona addirittura al visconte dimezzato di Italo Calvino, ridotto ad avere meno potere. Anche perché, ha tenuto a dire che “cambiare cavallo adesso sarebbe sbagliatissimo”. Dipende dal cavallo. Sul fatto che Speranza e Ranieri Guerra, ex direttore generale dell'ufficio di Prevenzione del Ministero della Salute, siano accusati per il piano pandemico non aggiornato, Galli ha ammesso di non conoscere i dettagli, ma non ha comunque evitato di dire la sua: “Se devono andare nei pasticci anche quelli bravi, allora questo è un Paese che non risparmia davvero nessuno”. In ultimo ha parlato delle riaperture e, con il solito ottimismo che lo contraddistingue, ha previsto che ci aspetteranno 60 giorni di passione.

L’aperturista Bassetti

Di tutt’altro pensiero il professore genovese che ha subito precisato di non essere controcorrente, ma che in Italia parlano solo i catastrofisti. Diciamo, a onore del vero, che anche Bassetti in fatto di presenze in tv e sui giornali non è da meno rispetto al suo antagonista. Con la differenza che il virologo del San Martino parla anche della sua vita privata, come ha fatto in una intervista recente su “Chi”. Dove ha confessato che la telecamera è una droga e che tutti coloro che vanno in televisione sono malati di narcisismo. E chi dice di non esserlo mente spudoratamente. Del resto, Bassetti ha tenuto a precisare: “Io sto in ospedale dalle 7.40 alle 20.30. Faccio qualche collegamento con skype. È parte del nostro lavoro comunicare. I docenti hanno un terzo del tempo per parlare alla gente”. Ha poi aggiunto che ormai gli esperti sono diventati personaggi pubblici e che il loro ruolo è quello di aiutare la gente a capire. Naturalmente anche al professore genovese è stato fatto riferimento alla lite con Galli, dove sono volate anche parole grosse. “Ha parlato di nani e ballerine, lo trovo gravissimo, rasenta la querela. Ormai non lo ascolto più, lo trovo poco interessante. Anche quando dice qualcosa di giusto, lo dice male”. Su un punto sembrano essere d’accordo: non vogliono più ascoltare ciò che dice l’altro. Difficile però crederci.

"Pierpaolo Sileri al posto di Speranza"

Bassetti ha spiegato di essere poco ideologico e di essere un liberale con posizioni da medico e non da politico. Salvini lo conosce e lo sente, e secondo il suo parere è una persona di buon senso. Bassetti preferirebbe forse un medico al ministero della Salute, magari Pierpaolo Sileri, che “sarebbe una bellissima figura, dal grande spessore culturale e scientifico. Sono di sicuro più vicino a Sileri che a Speranza”. Anche il professore ammette di aver sbagliato in passato, per esempio quando aveva detto che non sarebbe arrivata la seconda ondata. Ci aveva però visto giusto con la terza, arrivata a febbraio e dolorosa come la seconda. Ma adesso “siamo lontani dal picco. E non è che chiudendoci in casa le varianti di colpo spariranno.

Io penso che il modo migliore per uscirne in fretta siano le vaccinazioni. Ecco, cerchiamo di dire alle persone di non avere paura delle varianti. Altrimenti, in un Paese già vaccinoscettico, la gente farà a meno di immunizzarsi” ha concluso.

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