Scuola, cronaca di una morte annunciata, come nel capolavoro di Marquez. La morte del diritto all'istruzione, sacrificata alla non-gestione della nostra sanità prima dell'altrettanto annunciata seconda ondata del virus. Cronaca di una generazione a cui viene negato il patrimonio della formazione e la ricchezza insostituibile delle relazioni. Care mamme, cari papà, se vi rimarrà qualche risparmio dopo questo tsunami della natura e dell'incompetenza, destinatelo agli strizzacervelli per curare i vostri figli. Questi vostri figli che dopo una breve e tormentata pausa sono già di fatto in Dad, didattica a distanza. L'apertura del 14 settembre era una presa in giro, una piroetta elettorale per non far scendere in piazza le famiglie prima dei ristoratori e soprattutto prima delle Regionali. Un preside importante, che giustamente vuole rimanere anonimo, mi disse all'epoca che per la stagione 2020-'21 la scuola italiana avrebbe potuto fare al massimo da baby sitter ai quei nuclei familiari dove entrambi i genitori lavorano. Siamo impreparati, mi disse, e l'ultima cosa a cui potremo pensare sarà la qualità della formazione. Peccato che nel mondo globale e digitale il Pil cresce solo lì dove aumenta la conoscenza. Questa sarà dunque una generazione che partirà già con l'handicap, e dunque cronaca anche di una disoccupazione annunciata. Il paradosso è che i principali responsabili, Conte e Azzolina, ora fanno i sostenitori della didattica in presenza contro la durezza delle Regioni, sia di destra sia di sinistra. Par condicio dello scaricabarile salva-poltrona a tutti i costi. Eppure in questi mesi che separano il primo dal sempre più probabile secondo lockdown abbiamo assistito a discussioni maniacal-surreali: prima le aule, troppo poche, poi i banchi, solitari e con le rotelle, poi i dubbi amletici sulle mascherine e su chi doveva misurare la febbre, poi non c'erano le cattedre. Cercasi 60mila insegnanti, stabilizzare i precari? Macché concorsone con assembramento. A proposito di assembramenti, se vostro figlio si prende il virus a scuola è colpa dei trasporti. Anche questo un diritto democratico, quello alla mobilità. Anziché fare gli Stati generali, sarebbe stato meglio affittare qualche bus dai privati.
Se poi vi arriva in casa un figlio positivo o che è stato vicino a un positivo, si entra nel tunnel burocratico di tamponi e quarantene. Da Marquez bisogna passare a Kafka, anzi no, alla demenzialità di Mamma ho perso l'aereo. Mamma, ho perso la Scuola!
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