Ecco gli abiti imposti alle borsiste: "Gonna corta per look estremo"

Le regole sui vestiti da indossare per i borsisti della scuola per aspiranti magistrati "Diritto e Scienza" di Francesco Bellomo

Ecco gli abiti imposti alle borsiste: "Gonna corta per look estremo"

Un vero e proprio dress code. Sarebbe questo il lungo elenco di regole su come gli aspiranti magistrati della scuola "Diritto e scienza" (diretta da Francesco Bellomo) dovevano vestirsi. Scarpe, firme da comprare, outfit diviso in base alle occasioni, da quelle "mondane" a quelle burocratiche.

"Nello svolgimento delle attività inerenti al suo ruolo - si legge nel documento reso noto da Repubblica - il borsista dispone di un look". Segueno tre esempi molto dettagliati sia al maschile che al femminile. Per le donne il primo outfit da esporre è quello "estremo" (da usare per "eventi mondani" o "di volta in volta indicati") che prevede "gonna molto corda (fino a 1/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia stretta che morbida più mablioncino o maglina, oppure vestitino". Il secondo è "intermedio" (per i corsi e i convegni), con "gonna corta (da 1/3 a 1/2 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), sia che morbida più camicetta, oppure vestito morbido, anche senza maniche". Terzo, l'abito "classico" da sfoggiare agli eventi burocratici: "gonna sopra il ginocchio (da 1/2 a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio), diritta più camicetta, oppure tailleur, oppure pantaloni aderenti più maglia scollata. Alternati".

Secondo il contratto riportato da Repubblica, particolare attenzione andava posta anche alle calze. "Nella stagione invernale calze chiare o velate leggere, non con pizzo o disegni di fantasia; cappotto poco sopra al ginocchio o piumino di colore rosso o nero, oppure giacca di pelle". Per quanto riguarda le scarpe, invece, il tacco poteva andare da 8 a 12 centimetri, ma rigorosamente "non a spillo". La borsa doveva essere "piccola", il trucco "calcato o intermedio" per "valorizzare gli zigomi e le sopracciaglia". Il rossetto doveva essere "preferibilmente" rosso acceso, lo smalto sulle mani "chiaro o medio (no rosso e no nero), oppure french".

Dalle rigide regole non sfuggivano neppure gli uomini, anche se le attenzioni per i maschietti erano meno marcate. Il look "estremo" (da usare per "eventi mondani") era fatto di jeans strappati più maglia aderente, ovvero pantaloni più maglietta di tendenza". Per il livello intermedio (per i corsi e i convegni), bastava indossare "jeans eleganti più camicia, oppure pantaloni diritti più camicia o maglia classica". Infine, l'outfit classico per gli eventi burocratici con "pantaloni classici, camicia e giacca". Anche in questo caso bisognava far attenzione ai colori: pantaloni solo di colore nero e grigio (ammesso il bianco in estate) e camicia bianca. Per i jeans la scelta poteva andare da quelli azzurri a quelli blu. Per i cappotti solo quello "diritto oppure giacca di pelle". Come poteva mancare l'indicazione sulle "firme da prediligere"? Ammessi solo Armani, Dolce & Gabbana e Versace. Per le scarpe solo quelle in cuoio nero e, quando in occasioni "estreme" si indossano i jeans, Nike o Hogan.

Da qualche giorno Bellomo continua a difendersi: "Sono sorpreso della rilevanza della notizia - ha detto a Repubblica - certo non di interesse pubblico.

Non do peso alla vicenda che ha contorni ridicoli, i miei allievi ridono per le accuse surreali. Siamo nel mondo del grottesco, c' è un' evidente deformazione della realtà, i fatti non stanno così. Non posso entrare nel merito, ma i fatti non hanno nulla a che vedere con la mia attività di consigliere di Stato".

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