"Tutti i bimbi in classe a 3 anni". È questa l'ipotesi che si sta discutendo in seno alla maggioranza di governo che sta mettendo a punto una vera e propria rivoluzione nella scuola dell'obbligo, a partire dall'asilo.
Difatti, se ad oggi l'obbligo di legge parte dall'età di 6 anni, e quindi con la scuola elementare, a breve l'ingresso potrebbe abbassarsi a 3 anni modificando il diritto alla scuola dell'infanzia. Ancora il 5% dei bambini non frequentato la materna per scelta dei genitori o perché non rientrano ei posti disponibili e a questi vanno sommati coloro i quali si rivolgono alle scuole private paritarie che rappresentano numeri considerevolissimi. Difatti nella scuola materna statale sono iscritti oltre 900mila bambini, mentre in quella paritaria oltre mezzo milione. Abbassare il tetto dell'obbligatorietà a 3 anni significherebbe dover assicurare un posto nella scuola pubblica a tutti e diventa rilevante, quindi, l'aspetto economico, soprattutto per le famiglie italiane, considerando che frequentare un asilo pubblico non comporta il pagamento di una retta se non per i costi della mensa per il tempo pieno, con un costo che si aggira in media sui 50-100 euro circa al mese a bambino. L'iscrizione ad un asilo privato, invece, rappresenta una spesa be più onerosa, che va dai 200 ai 350 euro circa di media fino a raggiungere cifre ben più alte.
Come riportato da Il Messaggero, secondo la viceministra Anna Ascani, "Più che di obbligo parlerei di un diritto da garantire: il diritto dei bambini ad andare a scuola a 3 anni, a poter accedere a questo primo step della formazione e dell’educazione. è noto che i bambini che partono dalla scuola dell’infanzia hanno meno difficoltà negli studi ed escono meglio dal percorso formativo". “È un dovere garantire – continua la viceministra - questa condizione a tutti i bambini, anche a quelli che, vivendo in condizione di disagio non solo economico ma anche sociale, non frequentano la scuola dell’infanzia. Spesso infatti sono le famiglie più disagiate a non iscrivere i bambini all’asilo”.
"L’intenzione della maggioranza è quella di far partire l’obbligo entro la fine della legislatura, per il 2023.
Ma le scuole paritarie, che oggi garantiscono una buona parte del servizio senza le quali mezzo milione di bambini resterebbe a casa, non resteranno escluse: hanno un’attività molto presente e ben radicata sul territorio e si trovano soprattutto in quelle aree dove mancano le strutture pubbliche, quindi la loro presenza è strategica. L’idea è quella di attivare convenzioni come già accade per gli asili nido nei singoli comuni".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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