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Così il virologo Clementi smonta il piano scuole: ​"Perché non vanno chiuse"

Il virus circola pochissimo nelle scuole, intorno al 3,5% del totale dei casi nazionali. Ma la Puglia le ha già chiuse ed il Governo vuole fare lo stesso. Clementi: "Ma se non le chiudono nemmeno in Francia...bisogna dare ai ragazzi una fonte di luce"

Così il virologo Clementi smonta il piano scuole: ​"Perché non vanno chiuse"

I focolai nelle scuole diminuiscono eppure il Governo avrebbe intenzione di chiuderle nuovamente. "I focolai a scuola nella settimana dal 12 al 18 ottobre sono solo il 3,5% di tutti i nuovi focolai che si registrano nel Paese" ha detto la Ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina sul proprio profilo Facebook secondo i dati forniti dall'Iss, l'Istituto Superiore di Sanità.

"Contagi in calo"

"Ma il dato più sorprendente è un altro: la settimana precedente (5-11 ottobre) erano il 3,8%. Quindi, il numero di focolai dentro le scuole è addirittura sceso, in proporzione al totale", ha concluso la Azzolila. Se, quindi, anche l'Iss conferma che dentro le scuole il rischio di trasmissione del virus continua ad essere "molto molto basso", il governatore della Regione Puglia Michele Emiliano ha deciso, comunque, di chiuderle.

Per capire chi "ha ragione" e sapere qual è il reale pericolo che corrono gli studenti, abbiamo chiesto il parere di un esperto virologo, il Prof. Massimo Clementi, Direttore del Laboratorio di Microbiologia e Virologia dell'Ospedale San Raffaele di Milano.

Prof., si parla di chiudere le scuole: ma perché, se il contagio è molto basso, nell'ordine del 3,5% rispetto a tutti i fcolai che si registrano nel Paese?

"Non si capisce, non le hanno chiuse nemmeno in Francia. Perché? Perché le ritengono importanti, l'istruzione dei ragazzi è un aspetto importante e non vogliono chiudere i giovani, un'altra volta, in casa per un lungo periodo. Dobbiamo fare lo stesso, assolutamente".

Con le scuole chiuse e la didattica a distanza, si fermerebbe davvero l'avanzata del virus?

"Il problema non è la scuola ma l'incapacità di risolvere il problema dei trasporti nelle grandi città che sono veramente in difetto. Questo problema non era mai emerso finché non sono state riaperte. Abbiamo pensato ad i banchi con le rotelle, ai monopattini, a distanziamenti vari ma questi ragazzi, prima e dopo la scuola, dovevano prendere degli autobus o dei treni strapieni. Tutto questo è emerso soltanto in un secondo momento ed ha portato a queste considerazioni".

Adesso, quindi, come si potrebbe risolvere questo tipo di problematica?

"Ora è difficile anche se ci sarebbero alcune soluzioni e sono state adottate anche in altri Paesi: ad esempio, prendere in affitto gli autobus turistici che in questo momento sono totalmente fermi".

"Lo accennava prima: la Francia sta entrando in lockdown, ha i contagi più alti d'Europa ma le scuole continueranno a rimanere aperte".

"Rimangono aperte le scuole e gran parte dei siti produttivi, hanno dovuto chiudere anche loro i ristoranti perché costituivano un problema ma la stessa cosa sta facendo anche la Germania: il lockdown soft è, nè più e nè meno, quello che noi abbiamo già oggi".

Insomma, per quel minimo, è bene che le scuole rimangano aperte?

"Con l'ultimo Dpcm, per il 75% la scuola si fa con la didattica a distanza. Ma mantenere, un minimo, di apertura significa dare ai ragazzi una fonte di luce".

Nell'ultima settimana, i contagi nelle scuole sono diminuiti dal 3,8% dei contagi totali sul territorio nazionale al 3,5%, Quindi, addirittura, in diminuzione. Cosa ne pensa?

"La scuola non si compone soltanto della lezione del docente, per un adolescente significa avere rapporti con i propri compagni ed un minimo di vita sociale. Se li rinchiudiamo in casa non ce l'hanno più".

Siamo arrivati ad oltre 26 mila casi al giorno con 200mila tamponi, i contagi crescono ogni giorno di più. Qual è il suo pensiero?

"Si, ma aumentano anche i tamponi: se domani facessimo 500mila tamponi, ne troveremmo anche di più. Stiamo dando la caccia agli asintomatici. Il parametro da guardare non è quello relativo ai nuovi casi giornalieri, il parametro è l'occupazione degli ospedali che dobbiamo contenere ai casi importanti e non ricoverare le persone che non hanno bisogno di ricovero ospedaliero e dovrebbero essere seguiti in casa. Per il resto, il numero dei contagi, se si tratta di poco sintomatici e gestibili, è sopportabile anche un numero alto".

Per la scuola, quale sarebbe un metodo per andarci in modo sicuro?

"Quello di mantenere una didattica a distanza ma, al tempo stesso, consentire una didattica in presenza ad una parte degli studenti, mi sembra il metodo migliore in un periodo come questo. Gli studenti possono alternarsi di mantenere un fil rouge con i propri insegnanti e con gli altri amici così da non stare soltanto davanti ad un computer".

Si parla di mini lockdown, andrebbe bene anche per le scuole?

"La Puglia ha chiuso le scuole, a me sembra qualcosa che vada contro il senso comune di dover tenere il fuoco acceso per l'istruzione: se il rischio è minimo, e siamo d'accordo, quello che si sta facendo mi sembra un danno enorme. I casi scolastici, tra l'altro, non hanno un corrispettivo clinico, stanno bene".

Quindi, i timori che avevamo a settembre circa le scuole si stanno rivelando infondati?

"Si, per la scuola va meglio del previsto. Se diciamo che il 70% delle persone si infetta in casa, vuol dire che la scuola non ha un peso importante".

Cosa si poteva fare, in più, che non è stato fatto?

"Credo che sarebbe servito riattivare la medicina scolastica, la quale poteva farsi carico dell'osservazione di quello che accade nelle scuole. Una volta c'era il medico scolastico che si occupava delle cartelline di ogni bambino, delle vaccinazioni ed eventuali patologie, e seguiva questo aspetto. Adesso, far coadiuvare un po' di insegnanti da alcuni sanitari sarebbe utile.

Un presidio medico non deve necessariamente visitare i bambini che hanno i propri pediatri di base, ma potrebber farsi carico delle scelte più importanti insieme al dirigente della scuola e dare suggerimenti dal punto di vista medico: come ed in che modo utilizzare, ad esempio, una palestra o un'aula, essere da supporto medico agli insegnanti".

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