Sono pronti a risarcire il danno arrecato alla comunità, ad offrire denaro per riparare all’azione criminale prodotta contro le persone e il territorio. I boss di Scampia-Secondigliano, due dei quartieri più a rischio di Napoli, camorristi che hanno segnato la storia della criminalità organizzata negli ultimi anni in Campania, chiedono scusa alle famiglie delle vittime di agguati di camorra.
Ha cominciato Carmine Amato, uno dei primi scissionisti del clan Di Lauro, che ha scritto una lettera al giudice per le udienze preliminari Egle Pilla, chiedendo perdono per il male commesso. Una posizione condivisa, subito dopo, dagli altri componenti del clan, oggi sotto processo. In tribunale, a Napoli, è in corso un procedimento a carico dei presunti killer delle famiglie camorriste Amato-Pagano, ritenuti responsabili di un triplice omicidio per conto dei Lo Russo.
Sono una decina i pentiti che hanno confermato la missione di morte, puntando l’indice contro gli Amato-Pagano, svelando anche la trama di alleanze che all’epoca li aveva visti uniti ad Antonio Lo Russo, figlio del boss Salvatore, entrambi collaboratori di giustizia.
Per gli inquirenti, la sortita dei boss di Scampia-Secondigliano nasconde una strategia ben precisa: attraverso le scuse pubbliche e l’offerta di denaro i componenti dei clan napoletani cercano di evitare l’ergastolo, ridurre i danni giudiziari e ottenere un fine pena. Anche una condanna a 30 anni di carcere può essere un risultato positivo per chi è dietro le sbarre da molto tempo.
Su questo episodio, che non è passato inosservato, indaga la Direzione distrettuale antimafia di
Napoli. I Pubblici ministeri Maurizio De Marco e Vincenza Marra sono al lavoro. Con le loro indagini i magistrati hanno smantellato clan e strutture criminali radicate alle porte di Napoli, con tanto di condanne e sequestri.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.