Se Balbo fa ancora paura

Vittorio Sgarbi annuncia una mostra sull'aviatore italiano. Ma c'è chi insorge (non conoscendo la vera storia di Italo Balbo)

Se Balbo fa ancora paura

Una mostra dedicata a Italo Balbo nella sua Ferrara è finita al centro del dibattito politico. Come sempre, verrebbe da dire, quando si immagina qualche iniziativa incentrata sulla figura del quadrumviro della Marcia su Roma.

Tutto è nato da un'idea di Vittorio Sgarbi, che snocciolando i vari progetti culturali che coinvolgeranno Ferrara fino al 2023 ha fatto notare che in primavera, quando Palazzo Diamanti chiuderà i battenti per dei lavori di restauro, si manifesterà la necessità di occupare un lungo buco nel calendario. Il presidente di Ferrara Arte vorrebbe occuparlo con una mostra dedicata a Italo Balbo a Palazzo Koch, in collaborazione con la direttrice dell’Istituto di Storia contemporanea, Anna Maria Quarzi. Un "italiano positivo", l'ha definito Sgarbi.

Sarebbe la prima mostra su Balbo in assoluto, proprio perché, ogni volta che il suo nome prova ad essere sottratto dalla damnatio memoriae, nascono le polemiche. Sgarbi ci ha tenuto da subito a rivendicare il carattere "antifascista" di una mostra che "non inneggerebbe in alcun modo al Duce, anzi, sottolineerebbe le conflittualità tra Balbo e Mussolini". E il ruolo dell'Isco, in questo senso, sarebbe quello del "garante": "Riguarderà soltanto la celebre Trasvolata Atlantica del 1933 (ma anche quella del 1931 in Brasile, e più in generale il movimento futurista, l'aeropittura etc, NdR). Nessun collegamento con l’ideologia fascista e il regime dell’epoca", assicura la direttrice Quarzi, che con l'Istituto che presiede ha ricevuto in dono dalla famiglia Balbo una inedita e straordinaria documentazione fotografica che sarebbe davvero un peccato non riuscire a valorizzare.

Già nel 2018, infatti, l'Isco di Ferrara ha aperto un fondo documentario dedicato a Balbo, riempito grazie alle corpose donazioni della famiglia di Paolo Balbo, figlio di Italo scomparso di recente. Ad oggi sono stati catalogati e sono disponibili alla consultazione 1302 libri-titoli.

Materiale che dovrebbe essere al centro persino di un seminario realizzato in collaborazione con l'Università di Ferrara dal titolo “Ripartire da Balbo. Gli studi sul fascismo e l’importanza dell’archivio famiglia Paolo Balbo” (programmato per il 2020, poi spostato al 2021).

Un'opera culturale dal valore indiscutibile, insomma, che, prima o poi, si sarebbe gioco-forza dovuta tradurre anche in una mostra per far cadere uno degli ultimi tabù su Balbo.

Le voci di dissenso, tuttavia, non mancano. In un'intervista a Fiorenzo Baratelli dell'Istituto Gramsci, pubblicata su La Nazione, si legge: "Il rischio è che non si chiarisca il contesto in cui la sua figura si muoveva, creando le condizioni nel comune sentire, specie tra i più giovani, per normalizzare la figura di Balbo che 'normale' non è, perché rappresenta una pagina tragica e negativa della storia nazionale e ferrarese". Mentre i coordinatori provinciali di Italia Viva, Manuela Macario ed Eric Zaghini, hanno dapprima fatto riferimento al "pericoloso" atteggiamento "negazionista e oscurantista" di Sgarbi in materia di Covid, poi fatto cenno a come il "pensiero e l’azione fascista siano ormai pienamente radicati e pericolosamente legittimati da una cospicua parte dei nostri governanti sia nazionali che locali”. I riferimento neanche tanto velato è ad Alan Fabbri, sindaco leghista di Ferrara, e alla sua amministrazione. In un comunicato ufficiale hanno rincarato la dose: "Per noi di Italia Viva Ferrara rimane fondamentale il fatto che la mostra trasmetta al pubblico il sentimento e l’atteggiamento di violenza e disuguaglianza che ha caratterizzato l’intero movimento fascista sin dagli albori e che Balbo incarna pienamente attraverso le sue azioni e ora, il suo ricordo [...] Italia Viva Ferrara si batterà fino in fondo affinché questa mostra sia un monito per tutti i visitatori che hanno diritto di conoscere e informarsi sulle atrocità di questo periodo storico, per scongiurarne il ritorno sotto ogni forma e aspetto, evitando e condannando qualsiasi tipo di celebrazione o peggio, revisionismo".
In esclusiva a Il Giornale.it anche il senatore di Fratelli d'Italia Alberto Balboni ha voluto prendere parte al dibattito: "Si tratta di una polemica strumentale, ma anche molto effimera. Una mostra non è per forza apologetica, ma è ricerca di approfondimento e documentazione. Serve anzi a sviluppare senso critico, specie a quasi un secolo di distanza. La sinistra, poi, ha torto anche nel merito, oltre che nel metodo, visto che Balbo è stato senza dubbio un grande ferrarese, questo va riconosciuto. Che non significa approvare in toto le sue azioni, ma ricordare e celebrare alcune gesta importanti come appunto le Trasvolate che contribuirono a rendere l'industria aeronautica italiana famosa in tutto il mondo e permisero alle nostre aziende di chiudere accordi commerciali persino con l'Unione Sovietica. Per non parlare dell'America, dove ci sono ancora monumenti intestati a lui".

A Chicago, nello specifico, viene ciclicamente messa nel mirino la colonna d'epoca romana posta sulle sponde del Lago Michigan a ricordo dell'impresa dei 25 idrovolanti italiani S.55X che nel 1933, capitanati proprio da Balbo, partirono da Roma per arrivare a New York e, appunto, nella "Windy City". Spesso si sollevano grida d'orrore da parte di quanti vorrebbero rimuoverla e cambiare nome alla "Balbo Avenue" che attraversa Grant Park. Sia la colonna che la strada della discordia, però, sono ancora lì. E Balbo, come tanti altri personaggi storici italiani, sembra essere più apprezzato all'estero che in Patria.

"È ingeneroso non ricordare - prosegue Balboni - anche le iniziative lodevoli svolte da Balbo. A partire dalla pagina culturale del Corriere Padano da lui fondato, che ospitava scritti di alcuni dei più grandi intellettuali italiani e internazionali. Per non parlare del contributo dato alla città di Ferrara, con lo sviluppo dell'area industriale con al centro il Po come arteria navigabile che trasformò la nostra città nella più sviluppata dell'Emilia al pari di Bologna, mentre oggi siamo l'ultima. E che dire del recupero e della valorizzazione del Palio. Le racconto un aneddoto: l'ex sindaco Tagliani, di centrosinistra, un giorno mi chiamò per aiutarlo a ritrovare i vecchi costumi che venivano utilizzati durante il Palio dei tempi di Balbo. Sa che fine hanno fatto? Sono stati depredati dopo la guerra dai comunisti locali e venduti di nascosto. Ora sono del tutto dispersi".

A Ferrara, infine, si ricorda Balbo per la sua profonda amicizia col Podestà ebreo Renzo Ravenna, con cui si fece più volte vedere sottobraccio in giro per la città dopo la promulgazione delle vergognose Leggi razziali. Rientrò appositamente dalla Libia, dov'era stato "confinato" da Mussolini in esilio dorato come Governatore.

Proprio il dualismo col Duce sarebbe un aspetto centrale della mostra, aspetto che lo rese noto per la sua ostilità nei confronti della Germania nazista e per l'opposizione all'entrata in guerra dell'Italia. Ma come quel 28 giugno del 1940 quando venne abbattuto sui cieli di Tobruk, Balbo continua ad essere, dopo ottant'anni, bersagliato dal "fuoco amico".

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