In un mondo che ha bisogno di inventarsi degli appuntamenti comandati per riflettere sui propri guai, tocca puntare la sveglia e ricordarsi del «giorno più triste dell'anno». Forse avete sorriso troppo secondo gli standard del momento e non ve ne siete accorti, eppure si «festeggiava» ieri, si fa per dire. Terzo lunedì dell'anno, addirittura il 17 per chi è superstizioso, insomma il «Blue Monday» per definizione. L'idea di andare alla ricerca di una data precisa in cui si concentrassero tutti i malumori e le paturnie degli essere umani di questa parte dell'Occidente, era venuta all'inizio degli Anni Duemila al professor Cliff Arnall, psicologo dell'Università di Cardiff. La questione è seria, perché lo studioso ha coniato perfino un'equazione apposita. «C (P+B) / N+D», cioè «temperatura media per i giorni trascorsi dall'ultimo stipendio percepito più i giorni fino al prossimo festivo, diviso il numero di notti passate a casa in un mese più il numero di ore quotidiane medie di luce». In pratica il perfetto riassunto di una pandemia, in isolamento e senza ristori. Roba da far venire il mal di testa a prescindere dal risultato, contestata dall'ambiente accademico e quindi l'ideale per i geni del marketing. Una ricorrenza farlocca utile a lanciare promozioni ad hoc, ricchi premi e cotillon, dalle compagnie aeree ai siti di incontri. Una scusa buona per fantasticare su viaggi da sogno e incontri ravvicinati, insomma tutte amenità che oggi sembrano appartenere ad un'altra era geologica. Adesso che i colori stanno a indicare non stati d'animo ma il grado di libertà vigilata a cui sottoporsi, con due milioni e mezzo di italiani contagiati e chiusi in casa, mascherine a nascondere le emozioni sui nostri volti, posti di lavoro spazzati via e 5,5 milioni di lutti in tutto il pianeta, sentir parlare di un giorno più triste degli altri fa quasi sorridere per reazione avversa. Come se gli ultimi due anni fossero stati frizzi e lazzi, come se bastasse il freddo dell'inverno e il cielo plumbeo a metterci di cattivo umore. Altro che blu, quando il mood d'ordinanza sembra essere il grigio topo, ringraziamo comunque il professor Arnall per la sua controversa scoperta. Tutto sommato, è servita a ricordarci cos'era la quotidianità prima del diluvio. E sui social si potevano ancora condividere simili banalità, senza finire nel mezzo di una rissa sui massimi sistemi.
Per fortuna the pursuit of happiness, la ricerca della felicità, dipende da mille variabili che sfuggono all'equazione del Blue Monday. Suvvia, un po' di ottimismo: chissà se alla domanda «come stai?» torneremo a rispondere senza limitarci a un'emoticon o a citare il referto di un tampone (negativo).
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