Da una parte i sacerdoti che operano nelle periferie economico-esistenziali, quelle tanto care al papa, comprese quelle del Belpaese, dall'altra il costo dell'accoglienza dei migranti sostenuto dalle diocesi della Chiesa cattolica: quella che si potrebbe chiamare "differenza di trattamento" sta emergendo con tutti i crismi del caso.
Sì, perché la disparità di spesa, in alcuni casi, è pari a circa 130 euro. In favore di coloro che vengono ospitati, s'intende. Nel corso della giornata di oggi, era balzato agli onori delle cronache come una parte di clero stesse iniziando a segnalare l'esistenza di una seccatura, che è tutta interna. Si può partire da un dato che sembra ragionevole: garantire un diritto d'accoglienza esteso erga omnes, cioè verso tutti coloro che cercano un futuro migliore in Italia e nel Vecchio continente, comporta dei costi non sempre sostenibili. Rispetto alle circostanze ecclesiastiche, si arriva addirittura a parlare di "malumori profondi". Ma il papa non sembra disposto al passo indietro. La pastorale di Jorge Mario Bergoglio è sempre stata chiara: parliamo di un diritto assoluto, che non può essere messo in discussione.
Stando a quanto riportato da Il Tempo, con un articolo a firma di Luigi Bisignani, i numeri da tenere in considerazione sono due: 900, che è il costo mensile ascrivibile all'ospitalità di un singolo migrante, e 770, che è invece l'emolumento di uno di questi preti. Almeno di quelli interessati dai casi rimarcati dalla fonte.
I consacrati, secondo quanto raccontato nello stesso pezzo, potrebbero non essere troppo favorevoli ad assecondare un sistema che sembra abbastanza penalizzante.Ma la "Chiesa in uscita", quella "ospedale da campo", deve essere povera. Difficile, insomma, che il vescovo di Roma proceda con delle modifiche.
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