La vita politica italiana, fino a pochi decenni fa si svolgeva attraverso partiti politici che avevano una solida tradizione culturale e una concezione completa della vita economica, sociale, politica, nazionale e internazionale. Il gruppo dirigente della Democrazia cristiana era formato dall'incontro tra la cultura cattolica elaborata da numerosi pensatori europei, dal contributo dei papi, come Pio IX e Leone XIII, e da politici di grande statura come don Sturzo e De Gasperi. Anche il Partito comunista aveva radici antiche, una grande tradizione filosofica, una visione del mondo e il suo iscritto trovava l'orientamento su tutte le questioni fondamentali della vita. C'erano poi i socialisti, i repubblicani e i liberali, elettoralmente minori ma fondamentali sul piano culturale perché eredi e custodi della grande tradizione liberale che è la spina dorsale dell'occidente.
Queste strutture politico-culturali si sono dissolte con Mani pulite e i partiti che le hanno sostituite non nascono più da una riflessione filosofica e storica, non si sono formati attorno a grandi intellettuali e studiosi di valore. E non si sono nemmeno arricchiti chiamando a raccolta tutte le migliori intelligenze, tutte le competenze di cui il mondo intellettuale italiano pure è ricchissimo, ma hanno espulso l'alta culturale dalla politica che è diventata sempre più spettacolo televisivo, satira, chiacchiera, rissa. E in questa arena si sono subito imposti giovani ambiziosi senza spessore culturale, senza preparazione storico-geopolitica, senza radici filosofiche ma spregiudicati giocolieri della parola. Costoro non conoscono o non hanno nemmeno il coraggio di nominare i problemi che incombono minacciosi sul nostro Paese. La politica italiana rischia di affondare nell'abisso dell'ignoranza, del provincialismo e dell'improvvisazione.
Di qui un grande smarrimento nel popolo, un grande senso di incertezza e un
atteggiamento di rinuncia di fronte a fenomeni sovranazionali che ci sembrano incontrollabili. Gli italiani oggi sono un popolo in attesa che non sa cosa succederà e ormai convinto che i suoi nuovi leader ne sappiano meno di lui.
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