Se a Roma si rischia la paralisi degli autobus

Un debito da 77 milioni di euro minaccia lo stop. I romani: "Un servizio da terzo mondo"

Se a Roma si rischia la paralisi degli autobus

Roma - Bus fermi al capolinea già dalla fine di novembre. Lo annuncia, come se niente fosse, il sindaco Ignazio Marino ai margini di una visita di quartiere. Il problema? Un debito da 77 milioni di euro nei confronti di una ditta subappaltatrice. "Il rischio è concreto ed è per questo che stiamo mettendo in atto tutti gli strumenti possibili per evitarlo". Resta la notizia choc, almeno per centinaia di migliaia di romani che quotidianamente, e non solo per lavoro, utilizzano i mezzi pubblici.

"Un servizio da terzo mondo", lamentano alcuni pendolari alla fermata dello 01, a Ostia, estrema periferia della capitale sul mare. Ore passate aspettando, invano, i mezzi dell’Atac, la municipalizzata della capitale che per rendere più efficiente il servizio ha delegato un’impresa privata, la Roma Tpl, nelle zone più estreme della città. Il problema? Che il servizio si paga, almeno si dovrebbe, secondo il contratto stipulato dal Comune di Roma. Deficit di vecchia data, però, sommati a nuove emergenze finanziarie hanno prodotto un "buco" da oltre 70 milioni di euro. Denaro che la Roma Tpl vuole senza un centesimo di sconto. Il braccio di ferro arriva a uno stop il 30 ottobre scorso quando viene data la notizia dell’imminente pignoramento dei beni al Campidoglio in favore del creditore, secondo quanto stabilito dalla sentenza del gennaio 2014. Nel luglio successivo il sindaco Marino deposita il ricorso in Cassazione. In attesa della prima udienza, prevista il prossimo 25 novembre, lo stesso primo cittadino, assieme all’assessore alla Mobilità di Roma Guido Improta, si rivolge al procuratore capo del Tribunale di Roma Giuseppe Pignatone. Il sindaco fra i più contestati dai romani pronuncia parole tutt’altro che rassicuranti: "È evidente che ci sono delle preoccupazioni importanti sia mie che dell’assessore Improta. Se noi dovessimo pagare decine di milioni di euro a un’azienda privata, questi verrebbero sottratti alla possibilità di avere più mezzi e più risorse umane".

Per far fronte alle carenze finanziarie da mesi, oramai, sia in centro che in periferia le corse sono state ridotte. Su alcune linee, denunciano i comitati di cittadini, la frequenza è passata dai dieci minuti nelle ore di punta alla mezz’ora canonica. Risultato? Bus zeppi oltre misura con conseguenze facilmente immaginabili: viaggiatori pressati come sardine e rischio incidenti aumentato del 100 per cento. "Basta poi che per un motivo qualsiasi salta una corsa - racconta Giovanna, 56 anni, impiegata - che la frequenza raddoppia a 60 minuti. Cosa vuol dire? Che molti arrivano a timbrare il cartellino con un’ora di ritardo, se non, addirittura, perdono la giornata lavorativa per intero". "Stamani abbiamo visto i piani industriali di recupero - spiega Renzo Coppini, segretario regionale aggiunto del Sul, il Sindacato Unitario dei Lavoratori - ma non sono concreti e, soprattutto, convincenti. Al Cotral, tanto per dirne una, l’Atac deve 40 milioni di euro. Se anche questo debito venisse richiesto l’azienda finirebbe sul lastrico". Per Carlo Rienzi, presidente del Codacons, il Coordinamento delle Associazioni per la Difesa dell’Ambiente e dei Diritti degli Utenti e dei Consumatori, "il sindaco deve impedire il blocco dei bus trovando le risorse economiche per garantire la continuità del servizio". "Uno stop degli autobus a Roma sarebbe una sciagura per la città - continua Rienzi - che subirebbe una paralisi totale mai vista prima. Trattandosi di una società di proprietà del Comune di Roma deve reperire i soldi per garantire la continuità del servizio che non può essere interrotto a causa di contenziosi o vertenze".

Per il senatore di Forza Italia Francesco Aracri "Roma sta risalendo la china dell’inefficienza più totale: lo diciamo da mesi e ora purtroppo sta diventando realtà. Stupisce che il sindaco abbia ammesso candidamente il rischio di blocco dei bus a Roma, senza pensare che la notizia in poche ore farà il giro del mondo creando un danno di immagine non indifferente. La situazione drammatica in cui versa Atac - prosegue il senatore Aracri - non è giunta sino a questo punto solo per gli effetti del lodo del 2009, anzi: il lodo fu fatto per sistemare l’errore commesso nel 2006 della giunta Veltroni che stipulò il contratto con la Roma Tpl (ex Tevere Tpl). L’allarme lanciato da Atac, comunque, risale a diversi mesi fa quando, a fine del 2013, la sentenza della Corte d'appello ribadì le ragioni della Tpl. Da allora gli incontri tra il Comune e la società, oltre a non essere serviti a nulla, sono stati condotti con estrema superficialità. Agendo in tempo, con ogni probabilità, si sarebbe potuto arginare e scongiurare il rischio del blocco totale del trasporto, ora davvero tangibile. Ma il sindaco aveva altro a cui pensare, impegnato com'era a trascrivere le nozze gay. Caro Marino rompi gli indugi e ammetti pubblicamente di essere arrivato al capolinea. Dimettiti, perché Roma e i romani, la cui pazienza è finita da un pezzo, non meritano la tua incapacità e la tua incompetenza". Insomma, fra blocchi ai mezzi su due ruote (anche quelli più moderni e meno inquinanti) per i non residenti, fra isole pedonali contestate da abitanti e commercianti, la situazione mobilità a Roma sembra una polveriera destinata a esplodere da un momento all’altro.

Nel Comune di Fiumicino le cose non vanno meglio. I vicini di casa e di partito del sindaco Marino nel fine settimana sono senza trasporto pubblico. L’amministrazione pd di Esterino Montino, il sabato e la domenica lascerebbe a piedi migliaia di cittadini nelle zone a nord di Fiumicino: Aranova, Maccarese, Passoscuro, Testa di Lepre, Palidoro, Tragliata e Tragliatella. "Quasi tutte queste località - spiega Roberto Severini, presidente dell’associazione Crescere Insieme - soffrono dello stesso problema.

Nei giorni di festa il trasporto pubblico locale è off-limits. Per spostarsi bisogna esclusivamente utilizzare le autovetture. I disagi per anziani e giovani sono innumerevoli. Siamo tagliati fuori, scollegati dal resto del Comune".

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