I concerti giungla dell'illegalità

Eventi poco sicuri, spray pericolosi, orari assurdi. E gente che specula

I concerti giungla dell'illegalità

Più che una Lanterna Azzurra, ora è una scatola nera. Piena di misteri, zone d'ombra, gravissimi reati. Intorno alla tragedia di Corinaldo si apre uno scenario destinato a cambiare (per fortuna) le regole dei concerti nei prossimi anni. Anzi degli eventi musicali, perché Sfera Ebbasta al Lanterna Azzurra Clubbing di Corinaldo non avrebbe dovuto tenere un concerto ma un dj set, che è spesso una formula vaga per garantire la presenza di un artista di grido senza tutto il (costoso) contorno scenografico e di attrezzature tecniche. All'1 di notte, Sfera Ebbasta, che proprio il 7 dicembre ha compiuto 26 anni pubblicando una riedizione del suo disco Rockstar, non era ancora arrivato in scena.

Al di là delle violazioni di legge, ci sono ragioni di opportunità: come dimostrano le vittime, il pubblico di Sfera è adolescente o neppure quello, spesso si fa accompagnare dai genitori perché non è autonomo negli spostamenti, l'evento sarebbe andato in scena molto dopo le annunciate 23 e una domanda a mamme e papà andrebbe fatta: sono eventi adeguati all'età dei vostri figli? I vostri genitori vi ci avrebbero accompagnati?

E poi c'è la mancanza di controllo non soltanto, come pare, nel locale, ma anche per quel preciso tipo di concerti. Basta scorrere le cronache per accorgersi che anche in altre occasioni ai concerti di Sfera Ebbasta è stato utilizzato impropriamente lo spray al peperoncino, l'ultima volta alla Mondovicino Arena di Mondovì l'8 settembre. Anche per altri rapper era scattato lo stesso meccanismo, quasi per una sorta di tragico passaparola sotterraneo tra giovanissimi: dal concerto di Ghali a quello di Guè Pequeno fino ad Achille Lauro poche settimane fa a Milano all'Alcatraz, non proprio uno dei posti più piccoli e marginali della capitale della musica in Italia. Possibile che chi organizza eventi non ne abbia tenuto conto? Basterebbe un minimo di monitoraggio delle news, se non dei social network. Sono fenomeni, questi, che si diffondono con una velocità mostruosa grazie proprio ai social, che diventano un percorso sotterraneo spesso invisibile, o difficilmente individuabile, agli stessi genitori. Come minimo i controlli sarebbero dovuti essere molto più rigorosi di quanto, all'apparenza, sono stati. Magari con avvisi scritti e visibili oppure con monitoraggio implacabile all'ingresso. E non è un caso isolato: capita spesso che in eventi «paralleli» (ma non solo in quelli) i controlli siano molto più formali che sostanziali, anche a causa dell'inadeguatezza di molte strutture, specialmente in luoghi periferici come Corinaldo. E poi c'è la «valvola della capienza» che coinvolge non solo l'organizzatore locale ma anche il promoter nazionale che stila il calendario dei concerti e delle apparizioni dei propri artisti. Come si fa a «vendere» una data dell'eroe pop del momento a un locale nel quale evidentemente le regole fondamentali non sono rispettate? Fatte salve poche organizzazioni rigorose, la mappa degli appuntamenti musicali è talvolta gestita da società inadeguate che non garantiscono i livelli minimi di sicurezza.

E lo dimostra anche il fatto che, a fronte di una vendita di biglietti superiore alle 1.400 unità, lo stesso ministro dell'Interno Matteo Salvini ha parlato di una capienza regolamentare intorno alle 800 persone mentre il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha fatto cenno solo a 469, i posti effettivi che sarebbero stati autorizzati: segno che anche in questo c'è stata poca chiarezza nella comunicazione delle cifre alle autorità competenti.

Insomma, come purtroppo sempre accade, c'è bisogno di una tragedia per illuminare un circuito poco chiaro, nel quale non si lamenta tanto la mancanza di normativa e regolamenti quanto quella di controlli adeguati che evitino di chiedersi com'è possibile nel 2018 morire a 11 anni a un concerto irregolare.

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