Sentenze pilotate al Consiglio di Stato, in corso arresti e perquisizioni

Il gip di Roma, Daniela Caramico D’Auria, ha dato ordine di esecuzione alle misure cautealri contro alcuni ex magistrati. L'inchiesta riguarda anche il Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione Sicilia

Sentenze pilotate al Consiglio di Stato, in corso arresti e perquisizioni

Si allarga lo scandalo delle sentenze pilotate al Consiglio di Stato e nel Consiglio di Giustizia amministrativa della Regione siciliana.

Dalle prime ore di questa mattina, su ordine del giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Daniela Caramico D'Auria, sono in corso perquisizioni e sono stati eseguiti i primi arresti domiciliari per l'inchiesta sulle presunte sentenze decise a tavolino.

In manette sono finiti alcuni ex magistrati, che adesso sono accusati di corruzione in atti giudiziari sia per il Consiglio di Stato che per la Corte della Regione Sicilia. Ai domiciliari sono finiti il giudice del Consiglio di Stato, Nicola Russo, sospeso l'anno scorso perché coinvolto in una vicenda che aveva condotto al suo arresto, l'ex presidente del Consiglio della giustizia amministrativa siciliana, Raffaele de Lipsis, l'ex giudice della Corte dei Conti Luigi Pietro Maria Caruso. Non è stato ancora arrestato un quarto indagato, il deputato dell'Assemblea della Regione Sicilia Giuseppe Gennuso, perché è all'estero e irreperibile. Secondo la procura di Roma, l'insieme delle tangenti per pilotare cinque sentenze ammonterebbe a 150mila euro. Di queste sentenze, tre sono del Consiglio di Stato e due Consiglio della giustizia amministrativa siciliana.

Per il Consiglio di Stato, le tre sentenze oggetto dello scandalo sono tutte sentenze definite dal giudice Nicola Russo. Secondo le accuse, Russo avrebbe ottenuto 80mila euro (più la promessa di altri 65mila), per emanare sentenze a favore degli avvocati Piero Amara e Giuseppe Calafiore . Per le altre due sentenze, invece, regista sarebbe stato Raffaele De Lipsis che, avrebbe ricevuto 50mila e 30mila euro per due episodi corruttivi.

Secondo quanto trapela dalle indagini, De Lipsis avrebbe ricevuto 50mila euro per la nomina di alcuni consulenti favorevoli a un cliente di Amara, mentre altri 30mila sarebbero serviti per pilotare un ricorso in favore del deputato dell'Assemblea della Regione Sicilia Giuseppe Gennuso.

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