Ruba "per disperazione": ecco come ha agito un libero professionista

Un quarantatreenne di Perugia è finito sotto processo con l'accusa di aver rubato circa 500 euro e due computer in un negozio del capoluogo umbro: libero professionista nel pre-Covid, avrebbe agito in preda alla disperazione dopo essere rimasto senza lavoro a causa delle chiusure disposte durante il lockdown

Il tribunale di Perugia
Il tribunale di Perugia

Era rimasto senza lavoro a causa delle restrizioni anti-Covid19. E in preda alla disperazione, non avendo più alcuna fonte di reddito, si sarebbe introdotto in un esercizio commerciale di Perugia portando via circa 500 euro. Per questa ragione un uomo italiano di 43 anni è finito sotto processo, con la prima udienza che si è tenuta proprio ieri. Stando a quanto riportato dai media locali sull'argomento, i fatti contestatigli si riferiscono ad un paio d'anni fa: l'allora quarantunenne, libero professionista, aveva patito oltremodo il lockdown e le successive chiusure.

Già a seguito del primo dpcm varato nel marzo del 2020, quando l'allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte imponeva la chiusura delle "attività non essenziali" nel tentativo di limitare la circolazione del Coronavirus (i vaccini anti-Covid non erano ancora disponibili, all'epoca) l'uomo vide diminuire drasticamente il volume della propria attività lavorativa. Uno stop forzato che lo avrebbe definitivamente messo in ginocchio e i successivi decreti (legati all'evolversi di una situazione sanitaria che diveniva via via sempre più preoccupante) avrebbero ridotto le sue entrate allo zero. Inizialmente, la persona in questione avrebbe attinto dai propri risparmi, tentando di andare avanti e di resistere sino ad un eventuale miglioramento del quadro generale.

I prossimi sviluppi

Quando però si è reso conto che stringere i denti non sarebbe bastato e che il periodo di chiusura si sarebbe prolungato ulteriormente, avrebbe compiuto un gesto da disperato negli ultimi giorni di lockdown. Sfruttando il fatto che molti negozi fossero ancora chiusi, una sera avrebbe deciso di introdursi in un negozio della frazione perugina di Sant'Andrea delle Fratte. Dopo aver tagliato le sbarre di ferro della porta-finestra e il lucchetto esterno, ne avrebbe perlustrato l'interno per poi focalizzare la sua attenzione sul registratore di cassa. Secondo la procura del capoluogo dell'Umbria, si sarebbe intascato tutto il denaro contante rimasto in cassa (più o meno 300 euro) e un assegno di circa 250 euro. Dopo essere entrato anche nel magazzino, avrebbe rubato anche due computer portatili, prima di darsi alla fuga.

Le indagini condotte dalle forze dell'ordine nei giorni successivi sono però arrivate a chiudere il cerchio attorno a lui, nonostante avesse il volto parzialmente travisato.

E proprio questa è una delle aggravanti che gli vengono contestate dall'accusa, oltre al fatto di aver agito con l'oscurità e di aver operato in un momento storico in cui i decreti non consentivano di circolare senza un valido motivo. Nelle prossime settimane potrebbero quindi esserci nuovi sviluppi.

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