Senza scienza la politica è solo cieca

Senza scienza la politica è solo cieca

È interessante l'accordo «politico» sulla verità scientifica dei vaccini. Dovrebbe essere solo e soltanto la verità scientifica a vincere sui problemi che spesso vengono trattati ignorandone i legami con la verità scientifica. Su queste colonne abbiamo detto che ci vorrebbe un po' di scienza nella vita di tutti i giorni. Abbiamo citato due esempi: il Buco dell'ozono e il Ddt. È stata la verità scientifica a risolvere il famoso problema del «Buco dell'ozono» (di cui abbiamo trattato il 5 dicembre scorso). Anni fa un'altra verità scientifica vinse sul divieto del Ddt che venne reintrodotto (il Giornale, 1 giugno 2017) grazie alla verità scientifica che ne dimostrava la validità contro la malaria. In entrambi i casi la scelta della verità scientifica avrebbe evitato l'enorme spreco di fondi e delle energie intellettuali deviate su strade sbagliate. Se non fosse per la scienza saremmo ancora all'età della pietra. Per convincersi di quanto sia vera questa affermazione basta la seguente riflessione: come mai nel corso degli ultimi quattro secoli (a partire dal 1600), siamo riusciti a capire cose che i nostri antenati non erano riusciti a capire nel corso dei diecimila (e passa) anni che vanno dall'alba della civiltà al 1600? Risposta: il merito va tutto alla logica scientifica. Ecco perché ci vorrebbe un po' di scienza nella vita di tutti i giorni. Esempio: nel 1897 J.J. Thomson scoprì che esiste il più piccolo pezzettino di elettricità, al quale pezzettino dette il nome di «elettrone». Questa scoperta venne realizzata dopo la grande sintesi che Maxwell era riuscito a fare con le sue famose quattro equazioni. Le quattro equazioni, sintetizzavano duecento anni di scoperte nei tre capitoli in cui erano stati classificati tutti gli studi sui fenomeni come l'elettricità (studio delle scintille e dei fenomeni ad essi associati), il magnetismo (studio delle calamite, dei magneti ecc...) e l'ottica (studio della luce ecc...). La sintesi di Maxwell permetteva di concludere che i tre capitoli erano strettamente legati dal fatto che bastava una sola quantità fisica, la carica elettrica, per generare l'enorme serie di fenomeni che sembravano produrre le tre classi diverse prima citate: elettricità, magnetismo e ottica. Sembrava che si fosse capito tutto. E infatti nel 1897, pochi mesi prima che venisse scoperto l'elettrone un fisico, tra i più famosi di quegli anni (Ernst Mach), al Congresso mondiale dei fisici disse: «Cari colleghi grazie a Maxwell possiamo dire che abbiamo capito proprio tutto quello che c'era da scoprire». La sintesi di Maxwell non prevedeva che dovesse esistere l'elettrone. Quando Thomson si mise a cercarlo molti pensavano che stava perdendo tempo. Quando Thomson scoprì l'esistenza del più piccolo pezzettino di elettricità, lui pensava che quel pezzettino dovesse essere come una «pallina». Venne invece scoperto che quella «pallina» era dotata di un moto intrinseco: essa ruotava attorno a se stessa come fosse una «trottolina». La pallina era dotata di «spin». Adesso attenzione: come mai l'elettrone invece di essere una pallina aveva (e ha) lo spin? Perché esiste anche lo spin? Ci vollero 32 anni dal 1897 al 1929 e la genialità di Dirac per venirne a capo. La cosa incredibile è che a partire dal 1897 e fino al 1964 tutte le particelle scoperte erano tutte dotate di «spin»: mai prive di questa proprietà intrinseca, che poteva esistere, sia nello spazio-tempo a noi familiare, con quattro dimensioni, sia in uno spazio (detto intrinseco) necessario al fine di descrivere le proprietà inaspettate delle particelle dette «elementari», di cui è fatta ogni cosa. Per venire a capo della esistenza dello «spin» era necessario introdurre la massa immaginaria, come fece Higgs nel 1964. E adesso due parole su come procedere sulla strada che dovrebbe portare al traguardo finale. Fatta una scoperta la si mette nel «sacco» delle cose capite. E partendo dall'insieme di tutte le cose capite si procede nel cercare di capirne altre. Viene fuori un fatto inaspettato: la prossima scoperta non è possibile prevederla da tutto ciò che si era capito fino a quel momento. Ecco la prova d'oggi. Esiste o no il supermondo? Risposta: dovrebbe esistere, ma finora non siamo riusciti a scoprirlo. La cosa più probabile è che esiste una cosa, totalmente impossibile da prevedere, che ci porta a elaborare l'ipotesi del supermondo. I motivi per farci pensare al supermondo con 43 dimensioni sono quasi sicuramente dovuti a un fenomeno che solo la verità scientifica ci permetterà di capire.

Conclusione: ecco perché la politica dovrebbe risolvere i problemi avendo come guida la verità scientifica visto che anche la scienza non può avere che questa verità come guida. Non bisogna dimenticare che la scienza ha seguito questa logica. Ed è così che è riuscita a capire in appena quattro secoli ciò che l'umanità tutta non era riuscita a capire nel corso di migliaia e migliaia di anni.

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