Avevano cercato di depredarlo di ogni avere: beni per oltre 6 milioni di euro, riducendolo in precarie condizioni di salute. Sono stati scoperti, indagati e rinviati a giudizio, ma come se ciò non bastasse, hanno anche cercato di riscuotere alcune polizze vita a lui intestate, per complessivi 300mila euro, approfittando della sua morte. E’ una storia di crudeltà d'animo quella che viene da Sanremo. Lui, Giacomo Anfossi, è un anziano ex direttore di Banca Carige, un uomo benestante, ma anche generoso.
Loro: l’ex collega Gian Luigi Ranise e l'ex badante Amelia Rossi, sono accusati di aver cercato di appropriarsi del suo patrimonio. Oggi, però, su input del procuratore di Imperia, Alberto Lari (nella foto), la sezione di pg della polizia giudiziaria ha sistemato anche l’ultimo tassello del mosaico. "Conoscendo la vicenda fin dall'inizio, mi sono attivato affinché venisse approfondito l'aspetto riguardante il ricovero in una casa di cura dell'uomo, poi deceduto - dichiara il magistrato -. Da questo è nato il secondo filone di indagine”.
I fatti. Ranise e Rossi dapprima isolano l’uomo da tutti: parenti, amici e conoscenti, tanto da impedirne addirittura le visite, apponendo alla porta di ingresso un cartello con il quale si vietano colloqui che non fosse preannunciati. Ma non è tutto. Filtravano le telefonate e si rifiutavano di aprire la porta di casa anche agli stessi inquirenti.
Poi, hanno tentato con vari mezzi di spartirsi il denaro: facendo firmare all'anziano diversi assegni, che sono stati puntualmente rigettati dalla banca per la palese difformità della firma. Non riuscendo a prelevare i soldi, riferiscono gli investigatori, l’anziano sarebbe stato indotto a sposare la badante, ma le nozze sono state bloccate solo grazie al tempestivo intervento della Procura.
Alla fine i due imputati, che sono già stati rinviati a giudizio con l’accusa di circonvenzione di incapace, sono riusciti a far firmare all’ex direttore due atti con cui potevano prima gestire il suo intero patrimonio e, alla sua morte, ereditare l'intero capitale immobiliare e mobiliare.
In particolare, le indagini avevano accertato la sottoscrizione, nel 2017, di una procura generale completa - per operare su tutti i beni sul conto corrente bancario e sul conto deposito titoli - grazie alla quale avevano già disposto lo spostamento di liquidi e titoli, per complessivi quasi 4 milioni di euro, su un conto
intestato ai soli due indagati. Conto, poi, bloccato dalla banca. Come se ciò non bastasse avevano anche prodotto un testamento, nel quale venivano indicati quali eredi universali, con revoca di ogni altro precedente testamento.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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