Le forze dell'ordine la cercavano da tempo. Ma lei, una donna di 47 anni, originaria di Acqui Terme in provincia di Alessandria, aveva ideato una perfetta strategia per sfuggire all'arresto. Si era procurata una tonaca da suora e si spostava di convento in convento chiedendo ospitalità alle "sorelle". Ignare, in realtà, che su quella donna, pendeva un mandato di arresto nazionale.
Il provvedimento di carcerazione era stato emesso dalla procura di Palermo. Le forze dell'ordine, vista la sua irreperibilità, ormai le davano la "caccia" in tutta Italia. L'hanno trovata a Gallarate in provincia di Varese. Ad avvisare le forze dell'ordine una telefonata da parte delle monache che rivelava i sospetti circa l'identità reale di quella che si era presentata come una semplice suora in cerca di ospitalità.
La suora aveva detto di arrivare da Vicoforte, in provincia di Cuneo. Ma le indagini hanno rivelato che la donna, per sottrarsi alla cattura, telefonasse di volta in volta alle strutture religiose per cercare ospitalità, spacciandosi per la madre superiora di quella dove era appena stata. La donna aveva ricevuto una condanna definitiva per truffa e altri reati. Ma per sfuggire al carcere, da mesi ormai, faceva finta di essere una religiosa con problemi di salute, riuscendo a farsi ospitare in diverse strutture religiose di Lombardia e Piemonte. Gli agenti della polizia l'hanno beccata del convento "Benedettine dell'adorazione perpetua del Santissimo Sacramento" a Gallarate. I sospetti delle suore alla fine si sono rivelati giusti e hanno consegnato alla giustizia la "falsa sorella".
Un episodio simile si era verificato anche al centro di accoglienza Negri di Legnano in provincia di Milano. Anche qui una donna, qualificatasi con le stesse generalità, aveva soggiornato pochi giorni prima di raggiungere il convento di Gallarate. E anche da tale struttura l’ospite si era allontanata portando con sé le chiavi della camera dove aveva soggiornato e non comunicando la sua volontà di abbandonare l’alloggio. A quel punto era scattata la denuncia. La polizia l'ha immediatamente rintracciata e lei è apparsa subito cordiale e collaborativa, ma non in grado di comprovare la sua identità, disponendo solo di una tessera sanitaria. La donna dava diverse indicazioni sulla propria data di nascita, comunque diversa da quella indicata sul documento.
Gli uomini in divisa hanno portato la donna in commissariato dove l’hanno sottoposta a fotosegnalamento, con richiesta dei precedenti dattiloscopici. Qui è emerso che quella che avevano davanti altri non era che la latitante destinataria del provvedimento restrittivo.
Terminati gli accertamenti di rito e notificati gli atti a suo carico, l’acquigiana è stata denunciata per i reati di sostituzione di persona e false attestazioni a pubblico ufficiale sulla propria identità e portata in carcere a Como.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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