Siccità, l'allarme di Legambiente: "11 laghi a rischio, servono politiche nazionali"

Sono 11 i laghi italiani a rischio siccità e minacciati da scarichi fognari non depurati: è l'allarme lanciato da Legambiente

Siccità, l'allarme di Legambiente: "11 laghi a rischio, servono politiche nazionali"

I laghi italiani non godono di ottima salute, sono sempre più a secco e minacciati da scarichi fognari non depurati: sono 11 quelli a rischio.

Oltre al lago di Bracciano, simbolo dell'emergenza siccità che ha colpito tutta la Penisola, sono ben 10 i bacini lacustri italiani del nord e centro Italia in forte sofferenza idrica con un elevato abbassamento delle acque, a causa delle alte temperature, delle poche precipitazioni, ma anche per colpa dell'eccessiva captazione e il sovrasfruttamento della risorsa idrica.

Lo rende noto Legambiente nella sua campagna "Goletta dei Laghi" dedicato allo stato di salute dei bacini lacustri e realizzata in collaborazione con il Conou e Novamont che nel report finale "Laghi a rischio" fa il punto sulle criticità dei 14 laghi monitorati, dislocati su sei regioni (Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige, Veneto, Umbria e Lazio).

Al Nord

Tra i grandi laghi del Nord la situazioni più critica è quella del lago di Garda, con un riempimento del 35% rispetto ai livelli di riferimento e un'altezza del livello dell'acqua (altezza idrometrica) di ben 36 cm sotto la media storica, seguito dal lago di Como che, seppure in aumento, è pieno solo al 57,6% del suo volume medio, con un'altezza idrometrica al di sotto di 59 cm della media storica.

Il lago d'Iseo, pieno al 56,4%, ha attualmente un'altezza idrometrica di quasi 21 cm sotto al valore medio, mentre il Maggiore è tornato sotto il livello medio storico (-5,4 cm sotto l'altezza idrometrica media).

In particolare nel 2017 nei 4 grandi laghi del nord si è registrata una riduzione delle portate in ingresso, ovvero dell'acqua entrata nei bacini lacustri, di 9,5 miliardi di m3, pari, secondo i dati Istat, a tutta l'acqua prelevata per gli usi civili nella Penisola. Numeri che, sebbene ad oggi non hanno fatto ancora scattare situazioni emergenziali nelle regioni del nord, con eccezione dell'agricoltura, indicano una tendenza a cui occorre rispondere da subito con un'efficace azione di adattamento al clima e tutela quantitativa della risorsa idrica.

Al centro

In centro Italia a soffrire di più, dopo il lago di Bracciano, che è sotto di circa 160 cm dallo zero idrometrico, è invece il Trasimeno che ha registrato meno 60 cm circa rispetto allo zero idrometrico su una profondità massima di 6 metri circa.

L'abbassamento del livello delle acque si è registrato anche per il Lago Albano che è diminuito di quasi 5 metri negli ultimi decenni. Il Lago di Vico è in sofferenza idrica con 1 metro sotto il livello massimo della soglia farnesiana e anche quest'anno come nel 2012 è ricomparsa un'isoletta all'interno del Lago.

I bacini lacustri Salto e Turano scendono a vista d'occhio ogni giorno scoprendo aree del lago prima sommerse, con abbassamenti anche di 20-30 centimetri in un solo giorno. Infine in provincia di Frosinone, nel lago di Canterno continua l'abbassamento del livello: quasi 90 cm in meno negli ultimi 3 mesi.

Inquinamento

Anche lo stato della qualità delle acque lacustri non è delle migliori: su 100 punti monitorati da Legambiente, il 50% è risultato inquinato da scarichi non depurati superiori ai limiti previsti dalla legge, e nel 90% sono stati trovati rifiuti: plastica, ma anche polistirolo, vetro, metallo, carta e rifiuti da mancata depurazione come cotton fioc, assorbenti e blister di medicinali.

"Servono politiche nazionali"

"Nell'estate 2017, l'Italia si trova ad affrontare una pesante crisi idrica inasprita dai cambiamenti climatici. I laghi e fiumi sono il simbolo di questa emergenza che se non affrontata correttamente rischia di ripetersi nel prossimo futuro - ha dichiarato Stefano Ciafani, direttore generale di Legambiente - Per questo è fondamentale mettere in campo interventi strutturali di lungo periodo e politiche di adattamento al clima, cambiando allo stesso tempo l'approccio che fino ad oggi ha guidato la pianificazione della risorsa idrica".

"È inoltre fondamentale intervenire sulla qualità, dato che circa il 60% delle acque lacustri non ha raggiunto l'obiettivo fissato dalle direttive europee.

Ritardi che, insieme a quelli sulla depurazione, oltre ad avere gravi conseguenze sugli ecosistemi lacustri, ci costeranno multe salate per le procedure di infrazione attivate dall'Europa nei confronti del nostro Paese - ha spiegato - Infine anche quest'anno, i nostri dati confermano il problema della cattiva depurazione, con alcuni punti che sono dei veri e propri malati cronici, risultando inquinati ad ogni edizione della campagna partita nel 2006, e dell'inefficienza degli impianti o la presenza di scarichi abusivi. Chiediamo alle autorità competenti di intervenire applicando la nuova legge 68 del 2015 sugli ecoreati, che in diverse situazioni si è rivelata molto efficace anche su questo fronte".

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