Un altro scacco alla sicurezza: chiudono 23 uffici di polizia

La riorganizzazione riguarda gli uffici di frontiera della polizia da nord a sud. Il Sap critica il decreto spiegando che così si lancia un messaggio "di minor sicurezza e minor controllo del territorio"

Un altro scacco alla sicurezza: chiudono 23 uffici di polizia

In Italia si parla tanto di sicurezza, non solo sanitaria, e di contrasto alla criminalità eppure da nord a sud ben 23 presidi strategici chiuderanno, se non ci saranno cambiamenti dell’ultimo minuto, nei prossimi 4 mesi.

Proprio mentre il governo Conte II è arrivato ai titoli di coda, il dipartimento della Pubblica sicurezza ha emanato un decreto che "riorganizza" gli uffici periferici della Polizia di Stato. In realtà, più che di "riorganizzazione" si dovrebbe parlare di “soppressione”. Come spiega Libero si dovrà dire addio a 10 uffici della Polizia ferroviaria, tra i quali i presidi di Campobasso e Torino-Orbassano, 8 della Polizia stradale e 5 della Polizia di frontiera, con la chiusura delle sedi presso l'aeroporto di Parma, i porti di Gioia Tauro, La Spezia, Taranto e il traforo del Gran San Bernardo.

Tale "riorganizzazione" è diretta conseguenza della riduzione dell'organico disposta dalla "riforma Madia", a causa della quale il personale della polizia è passato da 118mila a 96mila agenti. Un calo che ha costretto a rivedere la distribuzione delle forze sul territorio nazionale. Il decreto, lungo 26 pagine e datato 4 febbraio, è stato trasmesso due giorni fa alle organizzazioni sindacali che entro oggi potranno proporre "osservazioni" e "contributi". Questo è il primo passo. Se non ci saranno imprevisti, la settimana prossima è previsto un primo confronto tra il Dipartimento e le sigle sindacali. Dal documento emerge che sulle "arterie stradali" saranno chiusi, tra gli altri, i reparti di Sanremo, Finale Ligure, Borgomanero e Domodossola mentre nell’ambito delle stazioni ferroviarie le Regioni interessate dai tagli saranno Molise, Sardegna, Sicilia, Campania, Lazio, Piemonte, Valle d'Aosta, Friuli Venezia Giulia e Veneto.

Le critiche del Sap

Ma c’è già chi dice "no". Il Sap, Sindacato autonomo di polizia, è totalmente contrario alla "riorganizzazione" tanto che ha promesso battaglia: "Decisioni preoccupanti. Senza un esecutivo, è sbagliato il momento. Si lancia un messaggio di minor sicurezza e minor controllo del territorio". Stefano Paoloni, segretario generale del Sap, ha ricordato che "un primo progetto, nel 2015-2016, riuscimmo a sventarlo, limitando i danni con la chiusura di una decina di presidi. Adesso, magari approfittando del momento, ci riprovano".

Il sindacalista evidenzia che così facendo esiste il rischio di indebolire la macchina della sicurezza. A colpire è soprattutto la soppressione dell'ufficio di polizia presso lo scalo marittimo di Gioia Tauro, considerato uno tra i presidi strategici per il contrasto alla criminalità organizzata. Paoloni ha ricordato che la commissione parlamentare Antimafia aveva lanciato l’allarme sulla vigilanza dello scalo calabrese: "Si tratta di un porto tra i più importanti del Mediterraneo a livello commerciale. Con conseguente aumento di attività riconducibili a traffici illeciti di armi e droga".

Il sequestro di 1.300 chili di cocaina effettuato in meno di una settimana dai finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dai funzionari antifrode dell'Ufficio Adm di Gioia Tauro è la prova che il porto della città calabrese sia un punto nevralgico da monitorare con attenzione. La droga, cocaina di purissima qualità, è stata individuata in tre distinte operazioni, coordinate dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e dall'aggiunto Gaetano Paci. La sostanza stupefacente avrebbe potuto fruttare ai narcotrafficanti circa 260 milioni di euro.

Lo stesso sindacalista ha invitato anche a non sottovalutare l’importante dei presidi di polizia nelle stazioni ferroviarie. "Tutti sappiamo come purtroppo proprio nelle stazioni si polarizzino situazioni di degrado", ha sottolineato il segretario generale del Sap che ha bollato tale "riorganizzazione" come "un clamoroso autogol".

Dubbi sulla tempistica

A spiazzare i sindacati di polizia è anche la tempistica. Paoloni si chiede perché sia stata anticipata una decisione che "tra una settimana, o un mese, potrebbe non essere più condivisa dal nuovo esecutivo? Siamo sicuri che sarà ugualmente condivisa?". E questo mettendo da parte il fatto, non proprio secondario, che il ministro dell'Interno del governo-Draghi potrebbe essere lo stesso del Conte-II: Luciana Lamorgese. Una figura non particolarmente gradita al Sap. "Lamorgese si è dimostrata lontanissima dai problemi degli uomini in divisa, ha disatteso gli impegni assunti per la tutela delle Forze dell'ordine. Basti pensare che da quando è ministro l'abbiamo incontrata solo una volta", ha affermato Paoloni.

Altri problemi

Le preoccupazioni non riguardano solo i presidi riorganizzati. Anche agli uffici che non chiudono non mancano i problemi. Proprio ieri l'assessore per la Sicurezza del Piemonte, Fabrizio Ricca, è intervenuto sulla situazione dell'ufficio di Bardonecchia. La vicenda riguarda il personale in prova, proveniente dal 209/esimo corso, che era stato sistemato nel Commissariato. In altre parole 21 agenti della polizia di frontiera rischiano lo sfratto.

"Finito il loro periodo di prova, il ministero ha deciso di sfrattarli dalla struttura, dicendogli di trovarsi una sistemazione a loro spese. Solo a parole si dice di voler vigilare sui nostri confini", ha spiegato Ricca. Ai sindacati, ma anche ai cittadini, non resta che attendere le mosse del prossimo governo.

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