Sindaco del Lecchese vieta le bici ai migranti: "Non sono assicurati, chi paga se fanno incidenti?"

Fa discutere la decisione del sindaco di Pescate (Lecco) di vietare l'ingresso al Paese ai migranti in bicicletta

Il sindaco de Capitani, fermo immagine Tgr Rai
Il sindaco de Capitani, fermo immagine Tgr Rai

Pescate è un piccolo Comune di 2100 abitanti in provincia di Lecco, con una bellissima pista ciclabile che costeggia il lago di Garlate. Il sindaco Dante De Capitani, in carica dal maggio 2011 (eletto con una lista civica ma esponente della Lega) ha ingaggiato una singolare battaglia: vietare l'uso delle biciclette ai richiedenti asilo presenti ospiti delle strutture di accoglienza presenti sul territorio. Perché una decisione di questo tipo? Il motivo è presto detto: alcune settimane fa in un Comune vicino, a Malgrate, c'è stato un incidente stradale che ha coinvolto un'auto e un migrante in bici che gli ha tagliato la strada per superare le macchine incolonnate. La polizia locale è intervenuta, sanzionando il migrante. ma la donna al volante non avrà un euro di risarcimento, per il danno riportato, in quanto il profugo non ha soldi né è assicurato.

"Ho riportato danni alla mia auto - racconta Francesca Arrigoni, 29 anni, come riporta Lecconotizie.com - cofano ammaccato e parabrezza distrutto. Dovrò provvedere io alla riparazione in quanto la cooperativa (che ospita il richiedente asilo, ndr) non è vincolata da contratto ad avere una polizza civile che copra i danni dei profughi, e H.M. è nullatenente, il pocket money che percepisce non è neppure pignorabile. La situazione è assurda e paradossale, ho contattato tutte le istituzioni, come per esempio prefettura e Comune di Lecco, le ho tentate tutte per avere un risarcimento, ma ottengo solo tanta solidarietà. Spero che la mia vicenda possa creare un precedente e che i Comuni che ospitano queste cooperative si adoperino affinché venga fatta una polizza che copra i danni che questi profughi causano, tutelando i propri cittadini”.

Il sindaco De Capitani non è stato a guardare e ha deciso di intervenire in modo drastico: "Ho intenzione di valutare la possibilità di emettere un’ordinanza che vieti ai richiedenti asilo l’ingresso in paese in bicicletta in quanto non direttamente responsabili per legge dei danni cagionati dall’utilizzo del velocipede". L'obiettivo del primo cittadino è "tutelare la sicurezza dei miei cittadini e soprattutto gli utenti della pista ciclopedonale dove passano anche tanti bambini".

"Non esiste l’obbligo di assicurare la bicicletta - spiega il sindaco al Corriere - e molti automobilisti non pagano il tagliando. Ne sono ben consapevole. Ma in questo caso la situazione è differente perché abbiamo la certezza matematica che nessuno risponderà per lui. Non la cooperativa che li ospita, che invece potrebbe utilizzare parte dei fondi che riceve per una minima copertura, né la prefettura. In un paese attraversato dalla provinciale, con una pista ciclabile di tre chilometri frequentata quotidianamente da moltissimi bambini, è un rischio che non posso correre".

A chi gli fa presente che il provvedimento potrebbe essere incostituzionale, perché ad esempio non toccherebbe i ciclisti che possono causare un incidente e non sono assicurati, il sindaco risponde così: "È una questione di equità.

Chi provoca un incidente deve comunque rispondere civilmente, magari svolgendo lavori socialmente utili, come accade per chi ha la cittadinanza italiana, stranieri compresi. I profughi invece non sono chiamati a farsi carico di nulla".

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