Migranti, gretini e Rousseau: la sinistra "assalta" la Chiesa

Laici e cattolici di sinistra uniti in nome dell'ambientalismo, della democrazia diretta e della pastorale del Papa: lo scenario per il futuro dei catto-dem

Migranti, gretini e Rousseau: la sinistra "assalta" la Chiesa

Un'alleanza che fino a qualche anno fa sarebbe stata considerata innaturale. La sinistra ha trovato i suoi nuovi collanti ideologici. Ambientalismo, democrazia diretta e pastorale "bergogliana" rappresentano i trait d'union. Qualunque cosa ne pensino Greta Thunberg, Jean Jacque Rousseau e Papa Francesco.

Difficile immaginare la "Chiesa ratzingeriana" che santifica l'ambientalismo integrale. Difficile immaginare il centrosinistra della Prima Repubblica che sposa a pieno regime la linea pontificia. La situazione è mutata in poco tempo. Il dialogo è iniziato alla luce del sole. Poi la sintonia è divenuta sempre più palese: Greta Thunberg è una "grande testimone dell’insegnamento della Chiesa sull’ambiente, la cura dell’ambiente e la cura della persona". A dirlo è stato il cardinale Peter Turkson, che per il Vaticano si occupa anche di molte tematiche legate alla gestione dei fenomeni migratori, un altro focus decisivo per la delimitazione del campo politico: chi non è sempre aperturista sull'accogliere i migranti viene inserito nel novero dei "sovranisti". Anche se può trattarsi di una semplificazione.

La summa, in qualche modo, può essere identificata nell'esperienza ecumenica di fratel Enzo Bianchi. Oggi al centro di una "cacciata" che fa discutere. Un cattolicesimo democratico che in bioetica è disposto alla discussione: sul testamento biologico e sulle unioni civili, per esempio. Sì perché non sono solo i laici a condividere la causa fideistica, ma anche i cattolici a condividere quella ideologica della "nuova sinistra".

A notarlo, sulle pagine de La Verità, è stato l'economista Ettore Gotti Tedeschi, già presidente dello Ior durante il regno di Benedetto XVI. La triangolazione tra emisferi di base molto diversi si sta rafforzando. Volendo utilizzare una terminologia calcistica, quello tra certo laicismo di sinistra e certo cattolicesimo ormai somiglia al tiki-taka, uno scambio continuo. Francesco ha indetto un anno per la tutela dell'ambiente, sposando la causa ecologista. I leader ambientalisti, anche quelli in politica, citano volentieri l'ex arcivescovo di Buenos Aires alla stregua di un riferimento. A sinistra si può non appartenere alla Chiesa cattolica ma, considerando le linee della pastorale, è difficile non apparentarsi con il "Bergoglio politico".

Come non citare, poi, le simpatie provate dal progressismo teologico nei confronti delle "sardine", un altro movimentismo che certa Chiesa sostiene volentieri. Per qualche ecclesiastico, le "sardine" sono associabili persino ai "primi cristiani". Un'altra simpatia che può essere interpretata pure in chiave "anti-populista". Ettore Gotti Tedeschi fa presente come qualche consacrato si sia messo a citare Rousseau. Saranno contenti i grillini nostrani della piattaforma, ma neppure il fautore del "contratto sociale" sarebbe un rimando naturale del cattolicesimo. Un'evoluzione è in corso.

L'orizzonte comune sarebbe potuto essere "The Economy of Francis", un appuntamento che si sarebbe dovuto svolgere ad Assisi, ma che è stato rimandato per via della pandemia da SarsCov2. In quella occasione, Bergoglio avrebbe potuto insistere sul "reddito universale". Una proposta condivisa anche dagli asinelli americani, con l'ex candidato Andrew Yang che lo aveva inserito nel programma elettorale. Può valere per il mondo intero, ma anche per gli States, dove di certo il cattolicesimo progressista preferisce il credente ma elastico Joe Biden al "sovranismo" trumpiano. L'alleanza non è nostrana, ma globale.

In queste settimane, il cardinal Robert Sarah ha avvertito la Chiesa sulla necessità di non avere paura di essere minoranza.

Lo diceva anche Ratzinger, parlando di "minoranza creativa". In prospettiva, però, sembra esserci soprattutto la sovrapposizione o al limite la prossimità con una parte politica che non ha alcuna intenzione di non essere maggioritaria.

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