A Marina di Carrara sono arrivati a passo di marcia sulla via del corso una quarantina di squadristi in maglietta nera che hanno insultato e poi aggredito ragazzi e ragazze che stavano montando un gazebo della Lega. Poi hanno distrutto il gazebo e hanno usato come manganelli le aste delle bandiere, motivo per cui molti contusi hanno dovuto farsi curare in ospedale. Che in campagna elettorale accada un fatto del genere è gravissimo sia per i danni alle persone e alle cose, sia per il danno alla democrazia stessa. Un attacco che, per quel poco che si può capire dopo il raid degli aggressori, pur avendo tutte le modalità dello squadrismo pretendeva invece di difendere la democrazia.
Gli aggressori, fra cui anche alcune donne, indossavano una t-shirt nera e sembravano, anche come iconografia, i fascisti di un secolo fa, e con i loro gagliardetti neri assestavano manganellate secondo uno stile che ormai si può trovare solo nelle immagini delle cineteche. Tuttavia, malgrado i colori e le azioni, gli aggressori non erano fascisti, ma anarchici che non potevano non essere consapevoli di agire esattamente come i fascisti storici indossando indumenti neri (la tradizione anarchica precede quella fascista), urlando e manganellando i leghisti con le aste delle bandiere.
Si è trattato di una autentica spedizione punitiva, alla maniera degli squadristi di un secolo fa. Gli anarchici della zona sono storicamente famosi e si rifanno a una antica tradizione non ispirata al coraggio, ma alla codardia e all'impunità. Questo genere di azioni è largamente prevedibile dagli uffici competenti del Viminale e fa molta impressione il vuoto di legalità che si riscontra in casi come quello di Marina di Carrara, casi tutti alimentati da una campagna elettorale di una parte della sinistra che ha scelto rozzamente di buttarla in imitazioni misere e miserabili di guerra civile. Questa mentalità trova facile terreno in questi settori della comunità «sinistrese», così come è avvenuto in tanti altri casi di interruzioni in clima intimidatorio, come è successo sul palco da cui parlava Giorgia Meloni.
Si tratta di brutti segnali per la democrazia e certamente non si tratta di fattacci casuali. Sembrano piuttosto dare l'idea di una voglia di menare le mani nel caso, molto probabile, di una democratica vittoria del centrodestra.
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