La festa è diventata un incubo. Tensione, tafferugli e spari. Uno strascico di violenza ha anticipato (e quasi bloccato) la finale di Coppa Italia tra Napoli e Fiorentina all'Olimpico di Roma (vincono i partenopei 3-1). Fino al momento del fischio di inizio (attorno alle 21.45), la partita è stata messa in discussione ma poi, in un clima surreale, le squadre hanno iniziato a giocare. Perché dopo una lunga trattativa è arrivato il via libera di un ultrà. Nome: Gennaro. Qualifica: capo della curva A del San Paolo di Napoli. È lui che ha partecipato alla trattativa con forze dell'ordine e dirigenti per decidere se giocare o no la finale di Coppa Italia. Lo ha dato lui, l'assenso. Se avete visto la partita in televisione probabilmente sapete chi è: quel tifoso, con un vistoso tatuaggio sul braccio, che è a stato a lungo seduto sulla palizzata che divide gli spalti dal campo a dirigere l'"orchestra". Col piglio di chi decide, di chi comanda. Ma oltre ad avere il piglio di chi ha il coltello dalla parte del manico, Gennaro, aveva anche una maglietta nera con una scritta che faceva rabbrividire: "Speziale libero". Chi è Speziale? Un assassino. E' l’ultrà del Catania che sta scontando otto anni per l'omicidio dell’ispettore di polizia Filippo Raciti, ucciso il 2 febbraio del 2007 durante i disordini che scoppiarono in occasione di un derby col Palermo. Gennaro, quello che ha dato il via libera al calcio d'inizio, ha la maglia dedicata a un assassino di poliziotti. E' lui che ha tenuto in ostaggio la serata.
Uno stadio Olimpico trasformato in una bolgia di cori e petardi, nel silenzio quasi totale dei tifosi azzurri, ammutoliti per protestare contro la decisione di disputare il match, nonostante i feriti, i proiettili e un tifoso in bilico tra la vita e la morte. Il bilancio dei feriti sembra quello di una guerriglia, al momento sono sei, uno dei quali in gravissime condizioni. Anche se non si sa ancora se a scatenare la violenza sia stato in tutti i casi il tifo. L'episodio più drammatico è avvenuto a Tor di Quinto, dove tre supporter del Napoli sono stati raggiunti da colpi di arma da fuoco. I feriti sono stati trasportati all'ospedale Villa San Pietro. Due sono in codice rosso, uno giallo. Il tifoso ferito più gravemente, un trentenne napoletano, è stato raggiunto dal proiettile alla colonna vertebrale ed è, fanno sapere fonti ospedaliere, in condizioni stabili ma critiche. Poco dopo è stata trovata una pistola all’interno di un vivaio. La polizia sta svolgendo accertamenti sull’arma. Ma fonti della Questura di Roma frenano sull'ipotesi di uno scontro tra tifoserie: "Al momento il triplice ferimento non sembra essere collegato a scontri tra tifosi, ma avrebbe cause occasionali".
La sparatoria di Tor di Quinto è arrivata in un crescendo di violenza e follia: guerriglia tra bande di tifosi e caccia ai poliziotti, insultati e accerchiati. I primi disordini tra i tifosi sono iniziati nel pomeriggio in autogrill e poi sono arrivati nella Capitale. Tre tifosi napoletani sono rimasti feriti nel corso di alcuni tafferugli tra opposte tifoserie nell’area di servizio di Pongiano, in provincia di Rieti. Nei pressi di Ponte Milvio, alcuni hanno lanciato bottiglie e oggetti contro le forze dell’ordine. Altro momento di tensione lungo la pista ciclabile che costeggia il Tevere sotto ponte Duca d’Aosta: due gruppi di tifosi di Napoli e Fiorentina si sono fronteggiati fino all'arrivo delle forze dell'ordine.
Allo stadio Olimpico non ci sono solo tifosi, per questa rovente finale. Tra le autorità c'è il presidente del Consiglio Matteo Renzi, venuto per tifare i suoi viola, e anche il presidente del Senato Piero Grasso, che consegnerà la coppa. L'ex magistrato, prima di arrivare alla partita, ha commentato gli scontri con un durissimo tweet: "Questi non sono tifosi ma solo delinquenti!". "Le violenze sono vergognose e intollerabili. Hanno rovinato il clima di festa che dovrebbe caratterizzare questi eventi ha ricordato il sindaco di Roma, Ignazio Marino -. Roma e il Paese non meritano di essere oltraggiati da chi approfitta di una partita di calcio per dare libero sfogo alla propria aggressività".
Il fischio di inzio è arrivato con 45 minuti di ritardo, dopo convulse riunioni e frenetici dibattiti. Alla fine, ultima follia della giornata, il capo ultras del Napoli ha dato il via libera. I supporter partenopei hanno piegato gli striscioni e chiesto alla squadra di non scendere in campo, ma alla fine lo show è andato avanti.
Pare che siano state decisive le dichiarazioni della Questura e l'ipotesi, caldeggiata dagli investigatori, che la sparatoria non sia scaturita per motivi di tifo, non sia - come era sembrato inzialmente - uno scontro folle tra ultrà.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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