Proseguono le indagini su quello che viene ad oggi denominato “sistema Spezia”, che avrebbe avuto come obiettivo quello di portare in Italia dalla Nigeria 13 giovani stranieri cresciuti nell’Accademia di Abuja, in un periodo compreso tra 2013 e 2017.
Il complesso sistema burocratico ideato, che ha condotto ad oggi ad un’accusa di favoreggiamento all’immigrazione clandestina, mirava a portare dei calciatori da valorizzare tra le file della società calcistica spezzina. La scelta di impiegare gli stranieri direttamente in campo o di rivenderli a cifre importanti, (i “soldi veri” di cui si parla in alcune intercettazioni telefoniche) avrebbe comunque portato benefici allo “Spezia calcio”.
L’iter burocratico prevedeva una prima comunicazione al consolato italiano in Nigeria, con cui veniva richiesto un visto temporaneo per permettere ai calciatori africani di prender parte a dei tornei giovanili nel nostro paese. Arrivava poi il rilascio del visto turistico, richiesto dal “Football College Abuja”, con un documento di delega dei genitori dei calciatori stranieri che nominavano come tutore l’allenatore della sopra citata società Renzo Gobbo.
Dopo di che, a garanzia del rimpatrio dei ragazzi, era necessaria una “dichiarazione di responsabilità”, di cui si faceva carico lo Spezia Calcio. Tutto ciò, come spiegato da “La Nazione”, per “assicurare il rientro al paese di origine entro i termini previsti dal visto di ingresso".
Non tutti i giovani calciatori africani, tuttavia, tornano in patria. L’iter prevedeva a questo punto la nomina di un tutore (si sarebbero succeduti in questo ruolo Giuseppe Addiedo Mobilio, Roberto Sannino e Giorgio Sannino) per richiedere alla questura di Genova un permesso di soggiorno con “affidamento dei minori”.
Per dar maggior forza alla domanda di permanenza nel nostro Paese, si inventava di sana pianta l’iscrizione all’istituto scolastico “Caboto” di Chiavari. Nessuno dei giovani africani, come attestato dalle indagini, ha mai fatto un singolo giorno di scuola. Passo successivo far tesserare i minorenni da società dilettantistiche, almeno fino al compimento dei 18 anni, quando i calciatori africani avrebbero fatto ritorno tra le file dello Spezia Calcio. Si fa riferimento al “Valdivara 5 Terre” del presidente Giovanni Plotegher.
Raggiunta la maggiore età, l’iter poteva concludersi con una nuova richiesta da parte dei tutori, che domandavano di cambiare la natura del permesso di soggiorno
dallo status di “affidamento del minore” a quello di “in attesa di occupazione”. A questo punto lo Spezia Calcio poteva provvedere al tesseramento. Un giro di affari stimato attorno ai 6 milioni di euro.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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