Armò il nipote 12enne per disfarsi del suo rivale in amore: condannato 27enne

Il tribunale di Brescia ha condannato a 13 anni e sei mesi Antonio Di Sanzo, l'uomo che il 2 aprile di un anno fa a Montichiari nel Bresciano armò il nipote 12enne

Il tribunale di Brescia ha condannato a 13 anni e sei mesi Antonio Di Sanzo, l'uomo che il 2 aprile di un anno fa a Montichiari nel Bresciano armò il nipote 12enne
Il tribunale di Brescia ha condannato a 13 anni e sei mesi Antonio Di Sanzo, l'uomo che il 2 aprile di un anno fa a Montichiari nel Bresciano armò il nipote 12enne

Il Tribunale di Brescia ha condannato a 13 anni e sei mesi Antonio Di Sanzo, 27 anni, che, secondo l’accusa, il 2 aprile del 2021 armò la mano del nipotino di appena 12 anni ordinandogli di sparare al suo rivale in amore, un 31enne. Il ragazzino esegui alla lettera gli ordini sparando all’indirizzo dell'adulto. Fortunatamente lo sparò non fu mortale, ferendo l'uomo in maniera seria ma non da comprometterne la vita. Arrivati sul posto gli investigatori pensarono subito allo zio del 12enne, che è rimasto in custodia cautelare negando ogni addebito anche in Tribunale.

Il processo

Davanti ai giudici bresciani il 12enne si è avvalso della facoltà di non rispondere e non ha pertanto ammesso di essere stato indotto a sparare dallo zio. Un silenzio che non ha cambiato l’iter del processo con il pm Alessio Bernardi che ha subito chiesto la condanna poi recepita dal giudice Luca Tringali.

Accusa di tentato omicidio

L'accusa aveva chiesto 10 anni per Antonio Di Sanzo, sostenendo che l’uomo fosse il mandante dell’agguato del 2 aprile 2021 a Montichiari, località Chiarini, in cui restò ferito il 31enne Manuel Poffa. Del resto per gli inquirenti è stato lui a organizzare l'agguato avvenuto venerdì sera ai Chiarini di Montichiari, dove attorno alle 20.30 un 31enne era stato raggiunto da un colpo di pistola alla spalla. I carabinieri della Compagnia di Desenzano avevano subito fermato il ragazzino, mentre lo zio era finito in carcere con l'accusa di tentato omicidio e detenzione illegale di arma da fuoco.

La condanna chiude il caso con la ricostruzione che non lascia dubbi: lo zio è stato il mandante dell'agguato dietro il quale vi sarebbe una questione sentimentale, una ragazza contesa fra lo zio del 12enne e la vittima. Ora la condanna a 13 anni e sei mesi mette fine alla storia e “libera“ anche il ragazzino dal peso di un processo in cui è finito per colpa dello zio.

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