Stromboli, l'amico della vittima: "Correvamo sotto i lapilli"

Ecco come è morto Massimo Imbesi, l'escursionista sorpreso e ucciso dall'eruzione del vulcano di ieri

Stromboli, l'amico della vittima: "Correvamo sotto i lapilli"

"Stavamo cercando di risalire le pendici del vulcano, quando il fuoco ci ha colto di sorpresa". Thiago Takeuti, il 35enne brasiliano sopravvissuto all'eruzione dello Stromboli di ieri, racconta i terribili momenti vissuti quando lui e l'amico Massimo Imbesi hanno sentito l'esplosione.

Hanno visto il fumo e poi il fuoco che iniziava a scendere verso di loro: così è iniziata la loro corsa. "Abbiamo visto una zona già bruciata, percorsa dal fuoco e abbiamo pensato di rifugiarci là", racconta l'amico dell'unica vittima provocata dalla furia del vulcano. Ma, "correndo tra pietre e lapilli siamo caduti a terra. Massimo respirava sempre più affannosamente. Ho provato a rianimarlo con la respirazione bocca a bocca e poi con il massaggio cardiaco, ma non c'era più niente da fare. Mi sono accorto che non respirava più". È morto così, Massimo Imbesi, passeggianfo sulle pendici dello stesso vulcano che lo ha tradito, portandolo via all'affetto della sua famiglia e dei suoi amici, primo fra tutti Thiago, che forse per sempre si domanderà la stessa cosa che si chiede oggi: "Perché io sono vivo e Massimo no? Mi chiedo perché a me. Mi sento un miracolato".

Tanti i messaggi di cordoglio apparsi sulla pagina Facebook di Massimo, sotto la foto che solo il giorno prima aveva condiviso: "Si vede che il cielo aveva bisogno di poesia...", "Dimmi che non sei tu...", "Mancherai a tutti", scrivono.

Oggi il corpo di Massimo è tornato a Milazzo, dove abitava, per il funerale.

Lo scorso anno aveva superato gli esami come ufficiale di coperta e ne era molto soddisfatto: "Finalmente il mare, l'opportunità di prendere aerei, treni, alloggi di fortuna, di salire a bordo, di viaggiare, lavorare e godere di questa pazza vita, di questo mare...".

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