Non è vero che i soldi non hanno odore. Non sono asettici, non lo sono mai stati. Si portano dietro una scia profonda: storie, civiltà, cultura, poteri, visioni, religioni, leggi e sguardi sul mondo. Non importa che siano di carta, di metallo o virtuali. Ti svelano comunque qualcosa. Questo vale se sono la traccia di un libero mercato, di una truffa, di una sponsorizzazione, di un grande affare senza nulla di sporco o, invece, di una corruzione che tira in ballo la politica, di un grande spettacolo di arte varia o di un mondiale.
I soldi, che danno un valore al commercio, non sono mai neutri. Quando poi sono le mazzette che gli emiri del Qatar spendono per comprarsi l'anima dell'Europa non solo puzzano di malaffare, ma ti raccontano parecchie cose.
La più immediata è la fragilità del nostro orizzonte. Siamo una civiltà che ogni giorno vede sgretolarsi i propri architravi. L'Europa, con tutti i suoi limiti, sembrava un rifugio sicuro, quasi un'autorità morale a cui affidarsi per superare limiti e difetti nazionali. Ce lo chiede l'Europa. Fidiamoci. Con la speranza di mettere da parte perfino quello che purtroppo era evidente: egoismi, menefreghismi, quella fatica a dare risposte quando lo scenario si fa buio, burocrazie e normative qualche volta cavillose. Ora sappiamo che il Qatar pagava per apparire quello che non è e nascondere quanto poco vale la vita umana all'interno dei suoi confini. Si sono comprati gli occhi dell'Occidente, dissacrando il Parlamento Ue.
L'altra questione riguarda la sinistra italiana e europea. La storia di Panzeri e compagni ribadisce che la presunta superiorità morale è un alibi stracciato. È arrivato il momento di farci i conti. Non è successo con le cooperative di mafia capitale. Non è successo con il caporalato sui migranti. Il rischio è che pure questa volta ci si assolva con un Pater noster, continuando a sentirsi al di sopra di ogni sospetto. Fa impressione come i protagonisti della vicenda si sentissero intoccabili. Non si sono preoccupati neppure di nascondere il malloppo.
Il terzo aspetto è quello che conta di più. Stiamo svendendo, in chiaro e scuro, nella legge e contro la legge, la carta dei diritti dell'umanità. Quella che dovrebbe essere universale, ma che in tanti non hanno alcun desiderio di riconoscere. Lo facciamo perché, sotto le parole, forse non ci crediamo più neppure noi. O, magari, ci siamo solo accontentati delle prediche. Ogni volta che si fanno affari con il mondo arabo, con Pechino, con Teheran, con qualsiasi governo dove regna l'autocrazia bruciamo un pezzo di quella carta. I diritti universali non sono neppure un costo da fare pagare a chi li rinnega.
È chiaro che pesa anche da questa parte, perché la libertà e la democrazia hanno un prezzo e va pagato se quei valori sono la radice della tua visione del mondo.Come si può sostenere la lotta delle donne e degli uomini iraniani contro gli ayatollah? Raccontare quello che accade è necessario, ma non basta. Non bisogna scambiare più soldi con l'Iran. E va fatto adesso.
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