"Noi ostaggi dei Dpcm di Conte. Ora siamo su un volo dirottato"

Ermenegildo Rossi, assistente di volo e Medaglia d'oro al merito civile per aver sventato un dirottamento aereo, commenta la stagione di paura e incertezza in cui è piombato il Paese dopo l’ultimo Dpcm: "Ci sentiamo tutti passeggeri di un volo dirottato, troppe contraddizioni da questo governo, serve qualcuno capace di indicare la rotta"

"Noi ostaggi dei Dpcm di Conte. Ora siamo su un volo dirottato"

"Cosa mi aspetto dal governo? Che ci liberi dalla paura dimostrandosi all’altezza del ruolo che ha". Dice così Ermenegildo Rossi, assistente di volo Alitalia classe 1963.

Lui la conosce bene la paura. L’ha letta negli sguardi pietrificati dei 140 passeggeri che il 24 aprile di nove anni fa viaggiavano a bordo dell’Airbus 321 partito da Parigi in direzione di Roma. Uomini, donne e bambini, piombati in una frazione di secondo in una delle situazioni più angosciose che si possano immaginare: un dirottamento aereo.

Un uomo di nazionalità kazaka ha preso in ostaggio una hostess. L’ha aggredita alle spalle e immobilizzata, puntandole un coltello alla gola. Minaccia di ucciderla, seminando il terrore a bordo. "State calmi, tenete le cinture allacciate e non muovetevi dal vostro posto", sono le poche e risolute indicazioni con cui Ermenegildo riesce a rassicurare i passeggeri. "Gli ho parlato in modo pacato ma deciso e loro – ricorda – si sono aggrappati a quelle parole perché in quel momento rappresentavano la loro unica certezza".

L’assistente di volo continua a ripetere il suo messaggio mentre avanza a passo lento in direzione dell’attentatore. "Cosa vuoi?". "Atterrare a Tripoli". Ermenegildo convince il dirottatore a spostarsi nell’area business per guadagnare del tempo, il kazako, camminando all’indietro, sbatte contro il bracciolo di un sedile, perde l’equilibrio e per un attimo allontana la lama dalla gola della malcapitata.

"Nello spazio di un decimo di secondo gli ho immobilizzato il braccio armato e l’ho atterrato". Ne nasce una colluttazione furibonda, al termine della quale lo steward riesce a disarmare il dirottatore. La minaccia è sventata e nel 2017 Ermenegildo viene insignito della Medaglia d’oro al merito civile.

È passato qualche anno da allora. La paura che legge negli sguardi della gente però è la stessa. "Ci sentiamo tutti passeggeri di un volo dirottato, questo maledetto virus ci è piombato addosso facendoci perdere il controllo della nostre vite", dice. Stavolta però non c’è nessun eroe a bordo. Nessuno che abbia una visione né la capacità di indicarci un varco al di là della tormenta.

Ermenegildo non conosce le mosse per fermare una pandemia, forse nessuno le sa. Non è un virologo. Non è uno dei consulenti che siedono a Palazzo Chigi. Non ha studiato la psicologia delle masse. Ci sono però alcune cose che davvero non lo convincono nella gestione di questa stagione sciagurata dove il nemico è chi ti passa accanto, il tuo prossimo.

Perché trattare tutti gli italiani come bambini irresponsabili? Perché far passare l’idea che se tutto va male la colpa è dei "passeggeri"? Perché giocare a rimpiattino sulle responsabilità e alla fine lavarsene le mani? Perché chi è al governo, con la grancassa di tv e giornali, usa un solo registro, quello della paura? Paura da evocare, da diffondere, da sparpagliare. Può essere la paura l’antidoto al virus? Solo la paura. Solo il rosario quotidiano della conta dei contagiati e il rito mensile delle ordinanze.

"La nostra vita è ostaggio dei Dpcm del premier Conte, siamo bombardati da messaggi contraddittori e promesse tradite, la gente è disorientata, disillusa, arrabbiata, si sente abbandonata e la tenuta sociale, come dimostrano le piazze scalmanate dei giorni scorsi, è a rischio", osserva ancora la Medaglia d’oro. "Se mi fossi comportato così a bordo di quell’Airbus – continua – la paura dei passeggeri si sarebbe trasformata in panico e la situazione sarebbe diventata ingestibile, probabilmente qualcuno si sarebbe alzato e avrebbe fatto una sciocchezza".

Intanto i vari partiti litigano tra di loro, in un governo dove ognuno pensa solo a difendersi dallo sgambetto degli altri: Conte contro Di Maio, Renzi contro Conte, Zingaretti contro Renzi e Di Maio contro Zingaretti. "È come se a turno l’equipaggio dell’areo si schierasse per dispetto con il dirottatore ed i passeggeri fossero disposti perfino a buttarsi giù senza paracadute, tutti esasperati e folli per questo aereo che va avanti e indietro senza una rotta". È l’immagine di questa Italia.

"Io non ho esitato a mettermi in discussione per proteggere un bene superiore: le vite di 140 persone.

Qui – conclude Rossi – ci sono in ballo quelle di 60 milioni di italiani e Conte non può andare avanti a colpi di Dpcm, occorre un leader che abbia il coraggio e l’umiltà di confrontarsi con tutte le forze politiche, con tutte le rappresentanze sociali e di categoria per far uscire l’Italia dal baratro". Un leader che non si sia ritrovato a guidare l’aereo per caso.

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