I vertici dei carabinieri e della procura di Roma ieri si sono offerti in pasto ai giornalisti di mezzo mondo per provare a dissipare la nebbia che, da subito, ha avvolto l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega, aggredito e pugnalato da due turisti americani. È una vicenda complicata e zeppa di coincidenze apparentemente inspiegabili. Ma proprio per questo non credo alla tesi della messinscena per coprire chissà che cosa.
L'Arma dei carabinieri da tempo è sotto pressione e con difficoltà sta provando a uscire dallo scandalo dei depistaggi sul caso di Stefano Cucchi, il giovane morto in seguito alle percosse ricevute mentre si trovava sotto la loro custodia. Siccome la verità prima o poi viene sempre a galla, le domande più semplici ma anche più importanti da farsi sono: perché mai, con la ferita Cucchi ancora aperta, i vertici dei carabinieri dovrebbero infilarsi in un nuovo casino di omissioni e ambiguità?; perché, se avessero dubbi o indizi di circostanze inquietanti, concedere a Mario Cerciello Rega e alla sua famiglia gli onori che spettano ai militari eroi caduti nell'adempimento del loro dovere?; perché non mettere in guardia i livelli istituzionali e politici di stare alla larga dal caso perché sospetto? Perché i magistrati stanno garantendo senza esitazioni la trasparenza delle indagini e della ricostruzione dei fatti?
Quale segreto indicibile potrebbe giustificare un simile tentativo di insabbiamento su una questione che coinvolge anche un grande Paese estero, gli Stati Uniti d'America? Manca il movente, il torto l'Arma l'ha subito, non eventualmente inflitto. Non c'è quindi logica nel sostenere la tesi del grande intrigo. Più probabilmente si tratta di una storia nata male e finita peggio in cui una serie di fatti anomali ma non collegati tra loro si sono incastrati uno con l'altro fino al tragico epilogo.
C'è un coltello da guerra l'arma del delitto - che supera indenne i controlli di un grande aeroporto americano; c'è un carabiniere fuori servizio che nota a Trastevere qualche cosa di strano e fa scattare un allarme; c'è un carabiniere, Mario Cerciello Rega, che entra in azione senza avere con sé la pistola d'ordinanza (cosa grave ma non così inusuale); c'è una gestione superficiale e forse pasticciata di un caso di furto che sembrava di assoluta routine. Insomma, una tempesta inattesa quanto perfetta nella sua ferocia. Tanti piccoli errori possono fare sì un disastro, non necessariamente un mistero nazionale.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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