Dopo la nascita di Tobia Antonio, il figlio di Nichi Vendola e del compagno Ed, si riaccende il dibattito sulle adozioni e soprattutto sul tema caldo dell'utero in affitto. Così proviamo a capire meglio come funziona il "business" legato ai bambini nati con un utero in affitto. Innanzitutto partiamo dai numeri: in un anno, in tutto il mondo nascono circa 350mila bambini con le tecniche di insiminazione. Di fatto in questi casi la prassi è abbastanza simile in tutti i Paesi. L'ovocita infatti non appartiene alla donna che decide di mettere a disposizione il suo utero.
Il motivo è semplice: si evita così un coinvolgimento emotivo e soprattutto psicologico tra la mamma e il bimbo. Va detto che spesso, la scelta di questa partica, riguarda tantissime coppie etero in cui la donna, a causa di malattia o di età avanzata non può portare a termine la gravidanza. I motivi per cui una donna decide di offrire il suo utero sono molteplici. C’è chi lo fa per soldi, chi per necessità, chi per affetto nell’ambito di una relazione sociale coi futuri genitori, come ricorda ilGiorno. Ecco dunque uno spaccato di come questa pratica viene adottata nel mondo. In Australia, Canada e Grecia la surrogacy è attivabile anche da donne single, mentre ad esempio nel Regno Unito viene negata agli stranieri. Grandi opportunità per chi vuole un figlio, come nel caso di Vendola, ci sono negli Stati Uniti e soprattutto nelle coste: sia a Est che a Ovest. Ecco adesso invece il capitolo costi.
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