Da Tarvisio
I poliziotti affondano il naso nel passamontagna, camminano su e giù lungo la strada pestando i piedi per riscaldarsi. A dodici gradi sotto zero fa freddo per tutti, migranti e forze dell'ordine. Da settimane il numero di stranieri sorpresi ad entrare di nascosto in Italia attraverso il valico del Tarvisio è cresciuto vertiginosamente. Oltre duecentocinquanta in meno di tre settimane, contro i circa mille di tutto il 2014: un numero molto alto per una frontiera che non è direttamente toccata dalla rotta balcanica della migrazione.
Ogni sera la polizia ferroviaria ferma un piccolo gruppetto di irregolari che si nasconde sui treni internazionali diretti a Milano o a Roma. Chi non ha i documenti in regola viene fatto scendere, identificato e - nella maggior parte dei casi - riaccompagnato in Austria. Si tratta perlopiù di persone con scarse possibilità di vedersi riconoscere lo status di rifugiato: maghrebini, bengalesi, pachistani, tutti accomunati da una comune storia. E da uno stesso viaggio.
Dai loro Paesi prendono un aereo che li porta in Turchia, quindi attraversano l'Egeo per arrivare in Grecia e percorrono l'Europa fino ai confini della Germania. Dove però moltissimi vengono rispediti indietro. Sono infatti finiti i tempi in cui Frau Merkel accoglieva tutti, senza badare troppo ai passaporti veri o falsi. Adesso le porte sono aperte solo se a bussare è un siriano o un iracheno in fuga dalla guerra. Gli altri vengono respinti.
A raccontarcerlo sono Naim e Ajoub, due ventenni marocchini che incontriamo alla stazione di Villach, la prima cittadina austriaca di qualche importanza dopo il confine italiano. Sostengono di venire da Passau, al confine austro-tedesco. Trecento chilometri più a nord. Sostengono che dopo essere stati mandati indietro dai tedeschi, la polizia austriaca li ha caricati su un bus e portati a venti chilometri dalla frontiera italiana.
Gli austriaci si giustificano dicendo che Villach è sede di un centro d'accoglienza, che peraltro è stato oggetto delle proteste dei residenti. Dietro alle spiegazioni formali, però, si nasconde un obiettivo nemmeno troppo nascosto: chiudere gli occhi sulle "fughe" dei migranti verso l'Italia, nella speranza che qualcuno riesca a passare.
Anche sul versante italiano, d'altronde, da qualche giorno si vocifera sull'apertura di un nuovo centro d'accoglienza proprio a Tarvisio. Di fatto, un modo per consentire a quei migranti che vogliono lasciare l'Italia nella folle speranza di trovare l'Eldorado in terra germanica, di abbandonare il nostro Paese senza dare troppo nell'occhio.
Di fatto - a sentire il sindaco Renato Carlantoni - un enorme ostacolo allo sviluppo turistico della località di confine. Nel 2014 infatti la caserma Lamarmora, sede di un battaglione di alpini, è stata abbandonata dall'esercito. Il sindaco vuole riconvertirla in un resort di lusso (per cui è già pronto un importante investimento), il Viminale sepra di installarci un Centro per richiedenti asilo.
"Si tratterebbe di un un vero e proprio suicidio per l'economia del paese - spiega Carlantoni - La caserma può ospitare fino a ottocento profughi: un numero altissimo per un comune di poche migliaia di abitanti come Tarvisio. Inoltre anche gli stessi migranti si troverebbero isolati, lontani da tutto e frustrati." Con la sola possibilità di fuggire in Austria, dove verrebbero fermati e respinti in Italia, in un eterno ping-pong di cui nessuno capisce il senso.
Appena due giorni fa il governo austriaco ha annunciato di voler introdurre un tetto al numero di migranti che potranno entrare nel Paese per i prossimi tre anni.
Nel frattempo la polizia sposta a ridosso della frontiera italiana quelli che già ci sono. Gli italiani pattugliano il confine e rispediscono indietro chi non ha i documenti in regola. Il giorno dopo si rincomincia da capo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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