La tecnica degli albanesi: così svaligiavano gli appartamenti

I carabinieri hanno arrestato tre albanesi accusati di aver messo in piedi una banda specializzata in furti in appartamento in Toscana, fra le province di Firenze, Siena ed Arezzo

Una volante dei carabinieri (foto di repertorio)
Una volante dei carabinieri (foto di repertorio)

Avrebbero messo in piedi una vera e propria banda, specializzatasi in furti d'appartamento tra le province toscane di Firenze, Siena e Arezzo. Gli ultimi colpi messi a segno a Londa (un paese della provincia fiorentina) si sono però rivelati fatali: i carabinieri, che da tempo erano ormai sulle loro tracce, sono riusciti ad arrestarli. In manette sono finiti tre albanesi di quarantasei, quarantanove e cinquantatrè anni residenti nel capoluogo toscano, arrestati con l'accusa di furto aggravato, mentre un connazionale cinquantunenne è stato denunciato.

Il sospetto dei militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Pontassieve è che gli albanesi in questione avessero formato un'organizzazione capace di rapinare residenti e turisti, introducendosi nelle abitazioni e negli alberghi della Valdisieve per poi allontanarsi rapidamente. Tutto è iniziato lo scorso inverno, a seguito di alcuni furti denunciati dai residenti del Comune di Londa, ai quali hanno fatto seguito altri casi analoghi segnalati da realtà comunali non distanti. Le forze dell'ordine hanno quindi passato inizialmente al setaccio le immagini registrate dai circuiti di videosorveglianza delle telecamere private ubicate presso gli immobili oggetto di furto, per poi spostarsi sull'analisi degli strumenti atti alla lettura delle targhe dei veicoli che circolano sul territorio comunale.

E incrociando i dati, è emersa una pista: a destare i sospetti è stata la presenza comune nei diversi luoghi via via interessati dagli atti predatori di un'utilitaria intestata al cittadino albanese cinquantatreenne sopracitato. E partendo da questa traccia, gli agenti hanno ricostruito i passaggi successivi, incdicando anche il "modus operandi" del gruppo. Stando alle ricostruzioni gli uomini, a bordo del mezzo, si spostavano in orario tardo-pomeridiano o serale nei pressi degli obiettivi da colpire e i soggetti da derubare. Dopo aver parcheggiato ad una certa distanza dal "target" prescelto, gli stranieri si muovevano a piedi nei boschi circostanti (a volte sostando per ore ed aspettando pazientemente il calar della notte) in modo da agire mentre i proprietari delle abitazioni o gli occupanti delle strutture ricettive dormivano.

E una volta scelto l’obiettivo, praticavano piccoli fori in corrispondenza delle aperture degli infissi, forzando le serrature delle porte d’ingresso ed introducendosi all'interno degli edifici. E dopo aver nascosto il bottino (si parla di contanti ed oggetti preziosi, in primis) e gli attrezzi del mestiere in aree boschive impervie ma da loro riconoscibili, rientravano a Firenze nella prima mattina. Spesso dopo aver percorso decine e decine di chilometri.

Dei "trasfertisti", insomma: i carabinieri sospettano che siano proprio loro gli autori di almeno otto furti compiuti in varie aree nel senese e nel fiorentino. Ma le indagini stanno proseguendo e l'elenco potrebbe allungarsi.

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