"L'80% degli edifici delle zone ad alto rischio sismico non reggerebbe a un terremoto come quello che ha colpito il centro Italia nella notte fra martedì e mercoledì".
La rivelazione, spaventosa, arriva dall'ingegnere sismico e presidente del Glis (istituito dall’associazione nazionale italiana di ingegneria sismica) Alessandro Martelli.
Che, parlando col Fatto Quotidiano, spiega come la maggior parte del patrimonio edilizio italiano sia vecchio o comunque non a norma. E, quel che è peggio, il problema riguarda soprattutto le zone del Paese a maggior rischio sismico. Basti pensare che una mappa dei fabbricati a rischio non esiste neppure, nemmeno per quanto riguarda l'edilizia pubblica.
Ben 24 milioni di persone - oltre un terzo del totale - vive in una zona definita a rischio sismico 1, il maggiore. La zona che comprende l'Appennino dalla Toscana a sud e parte della Sicilia.
Ma il dettaglio forse più inquietante è un altro. Spesso, troppo spesso, chi parla per denunciare i pericoli viene zittito come una fastidiosa Cassandra.
Basti pensare che all'ingegner Martelli è stata tolta la cattedra in Costruzioni in zona sismica all'Università di Ferrara perché "era inutile nella regione", racconta il diretto interessato.Erano i primi anni Duemila. E nel 2012 quei terreni vennero devastati dal terremoto dell'Emilia.
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