Il tragico numero sui decessi che imbarazza i giallorossi

Il rapporto del generale Lunelli sulla risposta italiana alla pandemia. Il confronto con la Germania: a Berlino meno morti che per l'influenza stagionale

Il tragico numero sui decessi che imbarazza i giallorossi

Dati sottostimati. Mortalità in eccesso del 71% rispetto a quello ufficiale legato alla patologia Covid. Il confronto con la Germania, che smonta la retorica del "modello italiano" nella lotta alla pandemia. Sono queste alcune delle evidenze che emerogono da un rapporto, realizzato dal generale Pier Paolo Lunelli in esclusiva per ilGiornale.it (leggi qui). "Il tasso di mortalità espresso in numero di decessi per milioni di abitanti - scrive - è un indice delle performance di un Paese coinvolto in una pandemia, assieme al negativo tasso di crescita del Prodotto Interno Lordo. Più basso è questo valore migliori sono le sue prestazioni nell’affrontare l’emergenza". Secondo uno studio pubblicato su The Lancet, però, in Italia "il tasso ufficiale di mortalità è stato sottostimato nel periodo marzo-aprile 2020". Dando così una falsa rappresentazione della risposta italiana al coronavirus, come già rivelato nel Libro nero del Coronavirus (Historica edizioni) arrivato già alla prima ristampa (clicca qui).

Mortalità sottostimata

Per valutare l'effetto reale dell'epidemia occorre infatti considerare non solo il tasso di mortalità legato al Covid per come diagnosticato dai tamponi e comunicato nei dati ufficiali. Ma va tenuto conto anche di un "secondo tasso di mortalità" causato dall'intera emergenza sanitaria, anch'essa effetto del Covid: ospedali saturati, minori cure per altre patologie, decessi mai verificati come causati dal virus. "Il tasso di mortalità ufficiale da patologia COVID-19, diagnosticato microbiologicamente tramite tampone rino-orofaringeo è per l’Italia pari a 553 deceduti per milione di abitanti", scrive Lunelli. Questo numero è quello normalmente utilizzato per valutare la qualità della pianificazione e la gestione dell'emergenza da parte del governo. Ma "vero dato da considerare come valido", dice il generale, è invece il "tasso di mortalità reale", ottenuto confrontando la media dei valori dei cinque anni precedenti: "Per l’Italia, nel periodo marzo-maggio è pari a 948 vittime per milione di abitanti, il 71% in più di quello ufficiale legato alla patologia Covid". I valori più alti si registrano a Bergamo (5.603 per milioni di abitanti) e Cremona (5.861). Basti pensare che il tasso di mortalità della 'spagnola' in Svizzera per tutto il 2018 era di 5.600 decessi per milioni di abitanti, ma "con un sistema sanitario imparagonabile a quello attuale". In valori assoluti, tra marzo e maggio l'Italia ha registrato un aumento dei morti rispetto agli anni precedenti di 53.600 unità, ma solo 33.386 sono state registrate come Covid. Dunque restano altre 23.846 vittime in più mai diagnosticate, dato che fa schizzare l'eccesso di mortalità al 71% rispetto a quello legato al coronavirus.

I motivi della sottostima

In pratica, tra marzo e aprile l'eccesso di mortalità reale rispetto ai cinque anni precedenti sarebbe di gran lunga più alto rispetto a quello registrato come legato al coronavirus. Tutto questo, dice Lunelli, "ha portato ad una sostanziale sottostima dell'effetto complessivo della pandemia". Perché è successo? Lunelli ipotizza alcune cause. Primo, "da marzo ad aprile è stata incrementata la capacità diagnostica delle strutture sanitarie e quindi sono stati riconosciuti in maniera più accurata i casi di COVID-19". Secondo, "è diminuita la mortalità indiretta non correlata al virus ma causata dalla saturazione del sistema ospedaliero e dei servizi di emergenza sanitaria". Terzo, "potrebbe essersi verificata una manchevole gestione di altre patologie durante la pandemia". Quarto, "la catena di comando e controllo per il riporto dei dati, ha vissuto una situazione caotica fino all’inizio della terza decade di marzo". Quinto, "la riconfigurazione degli ospedali, la saturazione dei servizi di emergenza 118 e la cancellazione di prenotazioni di esami ospedalieri di routine possono essere origine di decessi indirettamente collegati all’emergenza sanitaria".

Il confronto con la Germania

A colpire è però il confronto con i vicini tedeschi. Qui infatti il virus sembra aver colpito meno duramente. O, forse, il sistema sanitario e politico era più preparato ad affrontare una pandemia. "Nell’11^ settimana (9-15 marzo del 2020) - scrive Lunelli - il numero di decessi in Germania è di poco al di sotto nella media dei 4 anni precedenti (...). Si discosta poi da questo valore verso l’alto per rientrare nei valori medi nella 15^ settimana (dal 6 al 12 aprile)". La notizia è che "l’incidenza della pandemia da COVID-19 in Germania è risultata addirittura inferiore a quella dell’influenza stagionale del 2018 quando la mortalità era arrivata a 27.000 decessi nella 10^ settimana (inizio di marzo).

In altre parole, l’incidenza della pandemia da COVID-19 in Germania non si è pesantemente discostata dalla media degli anni precedenti come è invece accaduto in Italia. Il suo tasso di mortalità, intorno a 109 decessi per un milione di abitanti, lo dimostra".

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