Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.
Altro che governo di unità nazionale, neanche la Festa della Repubblica è riuscita a mettere pace nei partiti. Il governo ormai da settimane è in fibrillazione continua. Pare che Giuseppe Conte stia preparando il trappolone per il 21 giugno quando, Mario Draghi, riferirà in aula prima del Consiglio Europeo. L’avvocato non si stanca di tallonare il Presidente del Consiglio che, come rivelato da noi la settimana scorsa a La Buvette, e confermato in questi giorni dal ministro Giancarlo Giorgetti “ne ha le scatole piene”.
“Stiamo preparando una risoluzione contro l’invio di armi all’Ucraina da mettere ai voti per quando Draghi verrà a riferire. Non restiamo a tutti i costi al governo, lo sai”. Ci confida una fonte interna al Movimento 5 stelle a patto che resti anonima. Si, perché ufficialmente i grillini smentiscono come Ettore Licheri da noi interpellato. “Assolutamente, non è intenzione di nessuno un’operazione di questo genere. Certo, fra quindici giorni però le cose potrebbero cambiare eh”. Una precisazione che lascia non pochi dubbi e sospetti.
Qualcosa a Palazzo Madama si muove anche se l’incubo “tutti a casa” frena molti parlamentari grillini. Secondo un calcolo, infatti, alle prossime elezioni non verranno rieletti otto parlamentari su dieci. “Conte si fa condizionare molto dai sondaggi. Questa politica filo governista non paga. Lui non vuole far cadere il governo ma si vuole staccare e dare un appoggio esterno. Un modo per dire non condividiamo tutto ma ci siamo per il Paese in un momento così difficile”. Aggiunge la nostra fonte.
E mentre Conte gioca a fare il finto responsabile questa tattica non convince proprio tutti, soprattutto i filo dimaiani duri a mollare. Ce lo confida un ex pentastellato uscito dal Movimento 5 stelle per protesta dopo l’appoggio al governo di unità nazionale: Emanuele Dessì. “I senatori voglio uscire quasi tutti dal governo, hanno capito che non paga stare dalla parte di Draghi, sono pochi quelli che credono ancora nel vantaggio di stare al governo, eccetto quelli che hanno ruoli di rilievo come Luigi Di Maio. Li la questione si fa più che altro personale. Però può succedere davvero di tutto”.
Ma più che alla data del 21 giugno bisogna guardare con attenzione a quella
del 7 quando, il tribunale di Napoli, deciderà le sorti di Giuseppe Conte e della sua leadership. Lui dicono sia pronto a fondare un nuovo partito dal nome avvincente e, soprattutto, originale: Con...te.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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