Ha suscitato molto sconcerto la vicenda del bambino di due anni affetto da una grave cardiopatia i cui genitori, per motivi religiosi, hanno chiesto che venisse usato per l’intervento chirurgico, sangue di donatori no vax. La vicenda è finita in tribunale, dopo che i medici dell’ospedale Sant'Orsola di Bologna, hanno denunciato la cosa. Il giudice tutelare di Modena nei giorni scorsi, aveva accolto le ragioni dell’ospedale, sulla necessità dell’intervento e sulla sicurezza del sangue, e dopo pochi giorni, tribunale per i minori di Bologna ha tolto in via provvisoria la potestà genitoriale alla coppia, nominando come tutore il servizio sociale competente per territorio. Una storia assurda che vede al centro la vita di un bambino, e intorno molta poca conoscenza di come la medicina agisca per salvare vite, basandosi su certezze scientifiche. Per fare chiarezza su come funzionano le trafusioni di sangue e quanto in casi specifici siano importanti, abbiamo intervistato il professor Angelo M. Carella ematologo presso la Casa di Cura La Madonnina di Milano - Gruppo San Donato
Professore, prima di addentrarci nel discorso da ematologo che le appartiene, vorrei un suo parere sulla sentenza giudice che ha autorizzato l’operazione salvavita del bambino, nonostante il rifiuto dei genitori.
“In casi del genere, l'assegnazione della patria potestà nella decisione dell' erogazione delle cure mediche a vantaggio di un soggetto di minore età, spetta proprio all’ambito giuridico. A supporto di queste valutazioni è però scontato che vi siano considerazioni scientifiche basate sul principio medico di garantire le migliori cure a favore di qualsiasi soggetto, in un contesto nel quale l'urgenza condiziona strettamente la vita stessa del paziente”.
La richiesta dei genitori era fondata?
“Non c’è nessuna differenza di qualità e sicurezza del sangue ottenuto da soggetti vaccinati e non vaccinati per Covid. Nelle ultime settimane si sono diffuse fake news, che riferivano di una tendenza alla ipercoagulazione del sangue di soggetti sottoposti a vaccinazione. Queste informazioni sono totalmente false. La valutazione dell'assetto coagulativo dei soggetti vaccinati, non si discosta nella maniera più assoluta rispetto ai soggetti non vaccinati. L'unica significativa differenza è rappresentata dal fatto che i soggetti vaccinati, al pari di quelli che hanno sviluppato l'infezione da Covid, presentano nel loro sangue anticorpi specifici per il virus”.
Quando viene fatta una trasfusione, le sacche di sangue del donatore come vengono lavorate?
“La preparazione dei prodotti derivati dalla lavorazione del sangue, emocomponenti, avviene in ambienti dedicati, presso strutture ospedaliere specificamente autorizzate e accreditate dalle regioni italiane. Il processo richiede un complesso iter di controlli di laboratorio. Questo per garantire che il donatore non sia portatore di malattie infettive trasmissibili con la trasfusione, e portano, nel caso della donazione di sangue intero, all'ottenimento finale di tre prodotti (globuli rossi, plasma e piastrine) disponibili, una volta superati tutti i test, ad essere destinati alla trasfusione di pazienti. Nel caso del plasma, ci sono poi ulteriori lavorazioni per ottenerne farmaci derivati come fattori della coagulazioni. Tra gli esami, vengono svolte caratterizzazioni di gruppo sanguigno, in alcuni casi anche particolarmente complesse, per definire la compatibilità ideale tra il donatore ed i pazienti, che riceveranno il sangue. Per semplificare, il sangue di un donatore subisce delle modifiche e dei controlli sostanziali prima di essere trasfuso ad un paziente. Non avviene in automatico”.
È possibile che in queste sangue di sacche ci sia ancora presenza della proteina spike?
“L’infezione non viene trasmessa con il sangue, né in esso può essere reperita la presenza di componenti virali in corso di infezione. Inoltre, nel caso della donazione di sangue, un'accurata valutazione clinica e di laboratorio, come spiegavo sopra, impedisce di arruolare donatori con infezioni acute in corso. Su questo e altri argomenti tra pochi giorno a Genova ci sarà il Post-Ash Meeting coordinato da me e da PierLuigi Zinzani, dove verranno discussi proprio i più recenti risultati ottenuti nella biologia e terapia delle malattie del sangue dove parteciperanno i più importanti esperti italiani e stranieri. Questo per dire che la medicina è in continua evoluzione per raggiungere il massimo della sicurezza e salvare più vite possibili”.
Nella sua lunga esperienza clinica, quante volte il sangue trasfuso ha salvato vite?
“La trasfusione di sangue è una procedura salvavita per definizione. Va ricordato poi che negli ultimi anni, in ambito medico, si è sviluppata la progressiva capacità di sopperire alla trasfusione degli emocomponenti con tutta una serie di presidi tecnici, procedurali e farmacologici. Questo approccio prende il nome di Patient Blood Management e permette oggi, di effettuare procedure sanitarie complesse con un uso estremamente limitato di emocomponenti, a volte escludendolo del tutto. Proprio in virtù di questo, bisogna capire che esistono patologie o urgenze di particolare complessità per la vita umana, per cui la trasfusione di sangue è un atto fondamentale e capace di condizionare fortemente la probabilità del paziente di superare la fase critica e quindi di sopravvivere”.
Le è capitato di incontrare persone che per motivi religiosi non hanno voluto fare trasfusioni?
“Mi è successo più volte. Come ho detto, abbiamo la conoscenza di strategie che riducono al minimo la possibilità di dover trasfondere sangue, ma in tutti i contesti nei quali questo sia un'evenienza necessaria, è fondamentale che il medico spieghi al paziente quali sono i potenziali rischi del mancato supporto trasfusionale. Perché al contrario la trasfusione può salvare la vita”.
Per far comprendere meglio e sfatare fake news, ci spiega come funziona la rigenerazione del nostro sangue? Ha come si dice in nella medicina omeopatica, la memoria dell'acqua?
“Il midollo osseo, il tessuto deputato alla quotidiana rigenerazione del nostro sangue, ha potenzialità di rigenerazione assolutamente straordinarie, come dimostrato dal fatto che una persona
sana può tranquillamente donarne anche una parte significativa, per effettuare un trapianto di midollo osseo in un paziente affetto da leucemia, senza avere alcuna limitazione nella sua capacità di rigenerazione del sangue”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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