Treviso, militari fermano magrebino: doveva scontare 4 anni e 6 mesi

Nel 2018 lo straniero aveva aggredito, rapinato e molestato la titolare del Bed&Breakfast dove stava alloggiando. Riuscito a farla franca, è stato fermato durante i controlli effettuati per contrastare la diffusione del Coronavirus e sono emersi i suoi precedenti: doveva scontare 4 anni e 6 mesi in carcere

Treviso, militari fermano magrebino: doveva scontare 4 anni e 6 mesi

È finalmente finito dietro le sbarre del carcere di Santa Bona (Treviso) il 30enne marocchino accusato di rapina aggravata, lesioni e violenza sessuale nei confronti della titolare di un Bed&Breakfast. Arrestato dai carabinieri, lo straniero avrebbe dovuto scontare una pena di 4 anni e 6 mesi di reclusione, ma era riuscito a far perdere le proprie tracce.

I fatti contestati, secondo quanto riferito dalla “Tribuna di Treviso”, risalgono allo scorso 12 aprile 2018. Arrivato in Italia per cercare lavoro, Rida Ray aveva trovato un impiego come pizzaiolo in un locale di Silea (Treviso). Non avendo ancora un alloggio fisso, il suo datore di lavoro lo aveva aiutato a sistemarsi temporaneamente nella camera di un Bed&Breakfast. Qui, stando a quanto successivamente ricostruito dagli inquirenti, si era poi verificata l'aggressione. Dopo solo due giorni dal suo arrivo nella struttura ricettiva, la mattina del 12 aprile il nordafricano riuscì ad attirare con una scusa la proprietaria nella propria stanza. Erano da poco passate le 9 del mattino, infatti, quando Ray telefonò alla donna, parlandole di alcuni problemi riscontrati nella camera (il letto si era rotto, ed esigeva che la titolare accorresse per verificare di persona).

Ignara di stare per cadere in una vera e propria trappola, la vittima raggiunse il magrebino ma, una volta varcata la soglia della stanza, si trovò un coltello puntato alla gola. Legata e sequestrata, fu minacciata dallo straniero, che pretendeva di ricevere dei soldi. Disperata, la donna si disse disposta a consegnare allo straniero tutto il denaro che aveva in tasca, ovvero 50 euro, ma il suo aguzzino non volle saperne, dicendo di avere bisogno di almeno 150 euro.

Da qui la decisione di recarsi ad un bancomat per prelevare il denaro restante. Proprio in questa occasione, stando alla testimonianza della vittima, si era verificata la violenza sessuale. Completamente fuori controllo, infatti, Ray iniziò anche a palpeggiare la donna, approfittando del fatto che all'interno del Bed&Breakfast non ci fosse nessun altro cliente.

“Sembrava avesse assunto qualche sostanza perché era visibilmente agitato. Sono stati momenti di autentica paura per me, finché non l'ho convinto ad accettare i soldi che sarei andata a prendere al bancomat. Purtroppo non c'era nessuno al B&B perché erano tutti usciti”, ha raccontato la vittima agli inquirenti, come riportato da “La Tribuna di Treviso”. In balia del nordafricano, la titolare salì dunque in auto per raggiungere insieme a lui un bancomat. “Ho prelevato 150 euro e gli ho subito dato i soldi. Non aveva il coltello perché l'aveva lasciato al B&B ma per timore che mi aggredisse ho fatto quello che mi ha chiesto. Mi ha poi ordinato di accompagnarlo a Preganziol. L'ho fatto scendere sul Terraglio, davanti a Falcon. Non appena è uscito dall'auto ho chiamato i carabinieri”, ha ricordato la donna. Informati sui fatti, i militari della stazione locale avevano provveduto a rintracciare il marocchino, arrestato dopo sole poche ore. Accusato di rapina aggravata, lesioni e violenza sessuale, Rida Ray era inizialmente stato ristretto ai domiciliari presso l'abitazione di un fratello, ma aveva trovato il modo di far perdere le proprie tracce prima che il giudice emettesse nei suoi confronti un'ordinanza di custodia cautelare da scontare dietro le sbarre.

Sicuro di aver evitato il carcere, il 30enne è rimasto a piede libero fino allo scorso giovedì. Ad incastrarlo è stata proprio l'emergenza Coronavirus. Fermato dai carabinieri della stazione di Spresiano che gli chiedevano di giustificare i suoi spostamenti, il nordafricano ha spiegato di stare andando a lavoro, un'affermazione poi risultata veritiera.

Durante le fasi di controllo, tuttavia, i militari hanno scoperto che su di lui pendeva un ordine di carcerazione, pertanto hanno provveduto ad arrestarlo ed a condurlo presso la casa circondariale di Santa Bona, dove si trova attualmente detenuto.

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