Il dolore, il cordoglio, la paura che possa accadere di nuovo. Ma anche la rabbia. I sentimenti che circolano in ambienti di polizia, dopo l'uccisione di due colleghi nella questura di Trieste, sono più o meno questi. E sono condivisi da molti. Non è un caso se da più parti si sta pensando ad un gesto eclatante, una manifestazione sostenuta dai cittadini che possa mostrare visivamente tutto il disappunto degli operatori della sicurezza che non si sentono difesi dalla politica.
Non è però questo il momento delle polemiche. Lo dice chiaramente Italia Celere, che "è vicina ai famigliari delle vittime in questo momento di difficoltà". Lo ripete anche il Siap, che in una nota esprime le "sincere condoglianze" dopo i tragici fatti di venerdì sera. Il sindacato parla di "profondo, immenso dolore" nel salutare Matteo Demenego e Pier Luigi Rotta, raggiunti dai proiettili esplosi da Alejandro Augusto Stephan Meran. Sono stati "massacrati barbaramente", dice il Siap. E tra le "tante cose che si vorrebbero dire in questi casi", decide però di restare "composto e professionale" per non "disonorare la memoria" dei due poliziotti. "Ora è il momento del cordoglio - scrive la Segreteria Regionale S.I.A.P. Friuli Venezia Giulia - della vicinanza alle Famiglie, ai Colleghi di Trieste ed a tutti coloro che in quei momenti erano presenti ed hanno fatto in modo che l’assassino venisse nuovamente assicurato alla giustizia".
Intanto la mobile di Trieste sta portando avanti le indagini. Meran ha deciso di non rispondere alle domande degli inquirenti, che stanno cercando di dipanare la matassa della presunta "pazzia" dell'autore dell'omicidio. Il pm, infatti, non ha trovato per ora prove di una malattia psichica, così come fatto invece intendere dal fratello. Si sta poi cercando di scandagliare il passato del dominicano per scoprire come, e dove, abbia appreso l'utilizzo delle armi. In fondo, dopo aver freddato Demenego e Rotta, Alejandro ha tentato di assassinare "almeno altri 8 agenti": tre addetti alla vigilanza degli uffici di via Tor Bandena, quattro poliziotti della Squadra mobile e di un altro operatore accorso dopo gli spari. Il modo in cui ha sfilato dalle fondine le Beretta e come le ha utilizzate lasciano immaginare che non fosse uno sprovveduto.
C'è infine il discorso della sicurezza. Il gip nell'ordinanza scrive che Matteo e Per Luigi sono morti "senza che si sappia il perché", ma forse un dibattito sulla sicurezza degli operatori di polizia andrebbe fatto. "Eventi come questi impongono una profonda riflessione, non soltanto sulla nostra professione, ma anche sugli strumenti tecnici e giuridici a nostra disposizione che, oggi come oggi, non ci consentono sempre di poter agire in piena autotutela", dicono infatti dal Siap. Se ne riparlerà, però. Non ora.
"Come detto, questo è il momento del dolore, non delle polemiche. E noi oggi piangiamo due Colleghi giovani, Pierluigi e Matteo, che sono stati strappati alla vita, prematuramente, nel fiore degli anni, dalla mano di un delinquente".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.