"Trombosi da vaccino? C'è una soluzione"

Una ricerca tedesca sostiene di aver trovato la causa che ha portato agli eventi tromboembolici nei vaccini con adenovirus: il problema dipende da un errore della proteina Spike. Gli stessi ricercatori, però, hanno già una soluzione

"Trombosi da vaccino? C'è una soluzione"

I coaguli di sangue e le trombosi che si sono verificate in alcuni rari casi con i vaccini AstraZeneca e Johnson&Johnson potrebbero essere correlati ai vettori di adenovirus che entrambi utilizzano per fornire le istruzioni genetiche per la proteina spike di Sars-Cov-2 nel corpo. Una scoperta che apre la strada a una soluzione.

Cosa dicono i ricercatori

È quanto sostiene uno studio condotto da un team di ricercatori tedeschi guidato da Rolf Marschalek, professore dell'università Goethe di Francoforte e raccontato dal Financial Times. Secondo Marschalek, agendo sulla proteina Spike, è possibile modificare i vaccini e bloccare definitivamente la comparsa di questi pericolosi effetti collaterali che, finora, hanno interessato 309 persone in Gran Bretagna su 33 milioni che hanno ricevuto il vaccino AstraZeneca e 142 in Europa su un totale di 16 milioni. Per questi sintomi avversi, il siero prodotto dalla casa farmaceutica anglo-svedese è stato limitato o sospeso in oltre dieci Paesi del vecchio continente. Otto sono i casi, tutti negli Stati Uniti, che hanno invece interessato il vaccino di J&J, su oltre 7,4 milioni di somministrazioni. Marschalek ha dichiarato di aver presentato i risultati degli esperimenti effettuati nel suo laboratorio all'Istituto Paul-Ehrlich del governo tedesco e all'organo consultivo dedicato alla vaccinazione e l'immunizzazione anti Covid. "Sono stati sorpresi dalle nostre scoperte".

Cosa accade esattamente

Il ciclo di vita dell'adenovirus include ‘l'infezione’ delle cellule e l'ingresso del Dna adenovirale all'interno del nucleo; successivamente, avviene la trascrizione genica. E l'inghippo è proprio questo: secondo Marschalek e gli altri ricercatori, una volta all'interno del nucleo cellulare alcune parti della proteina Spike si uniscono o si dividono creando versioni mutanti che non sono in grado di legarsi alla membrana cellulare dove avviene l'immunizzazione. Secondo la teoria di Marschalek si innescano così coaguli di sangue in circa una persona su 100mila. "Quando questi ... geni del virus sono nel nucleo possono creare alcuni problemi", ha detto Marschalek. Al contrario, i vaccini a base di mRNA sviluppati da Pfizer e Moderna, forniscono il materiale genetico della proteina Spike al fluido cellulare e non entrano mai nel nucleo.

Qual è la via d'uscita

La buona notizia pero c'è: i ricercatori tedeschi ritengono che gli sviluppatori dei due vaccini potrebbero modificare la sequenza della proteina Spike per evitare che avvenga la separazione annullando così il rischio di effetti collaterali o reazioni avverse. "Con i dati che abbiamo nelle nostre mani possiamo dire alle aziende come mutare queste sequenze, codificando per la proteina spike in un modo che prevenga reazioni di separazione non programmate", conclude Marschalek secondo quanto riportato da Repubblica. Proprio poche settimane fa, al giornale.it avevano sentito il parere del Prof. Sergio Siragusa, Direttore U.O.C di Ematologia del Policlinico di Palermo e Vice Presidente SIE (Società Italiana di Ematologia). Nel nostro approfondimento (qui il link), Siragusa ci aveva detto che "per un meccanismo ancora da chiarire, l’esposizione al vaccino sembra innescare una reazione immunologica che distrugge le piastrine ma, contemporaneamente, attiva quelle che rimangono, rendendole più attive". La risposta, adesso, potrebbe essere davvero quella degli studiosi tedeschi.

"Reazione non esclusa anche con seconda dose"

Proprio ieri l’Aifa ha pubblicato un documento (strutturato in domande e risposte) con le conclusioni del gruppo di esperti per fornire ai medici non specialisti e al personale sanitario le informazioni attualmente disponibili per identificare precocemente e gestire nel modo più appropriato questo evento avverso rarissimo che non è escluso nemmeno con la seconda dose di vaccino. "Nel setting particolare della vaccinazione con Vaxzevria non si può escludere che un soggetto che non abbia sviluppato la rara reazione coinvolgente le piastrine con la prima dose, non possa farlo con la seconda". Nel documento dell’Aifa, gli esperti provano a spiegare le cause di queste complicanze. “I casi di trombosi dei seni venosi cerebrali (Tsvc) e/o del distretto splancnico che sono stati osservati dopo la somministrazione di Vazxevria e del vaccino Janssen - si legge nel rapporto - hanno mostrato come caratteristiche comuni un’insorgenza tra 5 e 21 giorni dopo la vaccinazione, la presenza concomitante di trombocitopenia di varia gravità e un andamento rapidamente progressivo, spesso con il riscontro nei giorni successivi al ricovero di trombosi in numerosi altri distretti vascolari, soprattutto venosi ma anche arteriosi”. L’associazione tra trombocitopenia e complicanze trombotiche spesso multiple si verificano in genere in alcune forme trombotiche con base autoimmunitaria, come la sindrome da anticorpi antifosfolipidi ‘catastrofica’, la porpora trombotica trombocitopenica, o la trombocitopenia indotta da eparina associata a trombosi.

"Rischio trombosi dello 0,0003%"

Al momento non esistono test che possano prevedere questi casi eccezionali: recenti indicazioni dell’Ema hanno indicato le donne inferiori ai 60 anni come categoria maggiormente a rischio ma non sono state trovate correlazioni con esistenti fattori di rischio. Negli ultimi giorni, però, si stanno maggiormente definendo i migliori approcci terapeutici al fine di ridurre il rischio di complicanze gravi. "Ad esempio, la Società Italiana di Ematologia ha recentemente pubblicato indicazioni sulla gestione di queste rarissime forme di trombosi con piastrinopenia. Inoltre, anche le informazioni recentemente pubblicate circa il ruolo di test usati in patologie simili (piastrinopenia da eparina- HIT) o le indicazioni ad evitare sempre l’uso di anticoagulanti comuni (ad esempio l’eparina) devono essere confermate in studi ad hoc", ci aveva detto il Prof.

Siragusa, sottolineando che il rischio trombotico attualmente pari allo 0,0003% dei pazienti vaccinati, è invece presente in una percentuale cha varia dal 3 al 40% nei pazienti non vaccinati (giovani ed anziani) che contraggono il Covid-19. Il messaggio che i vaccini siano pericolosi e provochino trombosi è un esercizio sbagliato, falso e tendenzioso. Soltanto con la vaccinazione, di massa, il Covid sarà sconfitto.

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