Troppo deboli per la trasparenza

La scelta di mettere i sigilli sulle riunioni di medici e scienziati è sembrata un po' strana. Cosa si sono detti? Cosa c'è da tenere segreto?

Troppo deboli per la trasparenza

La scelta di mettere i sigilli sulle riunioni di medici e scienziati è sembrata un po' strana. Cosa si sono detti? Cosa c'è da tenere segreto? È come circondare con una nuvola di mistero la gestione di una crisi. Si sa che il buio agita i sospetti. Il rischio è fare passare un gruppo di consulenti tecnici per una confraternita di maghi, che non vogliono rivelare artifici, incantesimi e strategie. Non sono più scienziati, ma chierici. Viene da chiedersi perché. Da cosa nasce questa scelta del governo, da quali paure?

Quando leggi i cinque verbali, ormai senza tabù, del comitato scientifico resti quasi deluso. Non c'è nulla di davvero straordinario. Quelle carte sembrano il segreto di Pulcinella. C'è la storia delle mascherine, all'inizio non così vitali, come già sosteneva l'Organizzazione mondiale della sanità. Ora sono ancora obbligatorie se entri in un negozio. A marzo no, forse perché non si trovavano. Meglio non dare il via a una caccia al tesoro. Tutto molto imbarazzante, ma è una conferma di ciò che già si sapeva.

Un po' più delicata la questione della quarantena. I virologi non volevano chiudere tutta l'Italia. Solo le regioni più colpite. Qui è inutile fare il gioco dei «se» e dei «ma». Il governo ha scelto la strada della massim prudenza. Non è per forza una colpa, di certo è un costo. Di fronte alla morte non si può essere avari e non sapremo mai come sarebbe andata con una scelta diversa. È chiaro che su questo punto ora qualcuno può recriminare. Se stai a Roma o a Napoli o in un paesotto del Molise e hai perso il lavoro o chiuso il negozio per il tutti a casa qualche domanda te la fai e maledici con cuore e viscere lo stato di emergenza senza frontiere. Tutto questo giustifica i sigilli? No, ma ha risparmiato qualche problema al governo.

Le carte non parlano invece del giallo di questi mesi. Chi ha deciso di non chiudere la Bergamasca? Il comitato scientifico o non si è occupato della questione oppure ha preferito non lasciare tracce scritte. Servono altri fogli o testimonianze. Fatto sta che il mistero rimane.

Ora Conte, Casalino e tutti i ministri potrebbero dire: «Visto? Tutta questa curiosità per nulla. Non avevamo nulla da nascondere». Qui, però, si arriva al cuore della questione. Perché mettere il segreto di Stato? La risposta non è nei verbali.

È nel sentimento politico di questo governo. È la paura il suo punto debole. È qualcosa di profondo, che va oltre le parole, che ti accompagna in ogni cosa che fai. È la stessa voce che ti porta a spostare il Consiglio dei ministri di notte, quel parlare senza dire nulla davanti alla tv e poi prendere le decisioni importanti al buio. È come se questo governo si sentisse in qualche modo illegittimo, un usurpatore. Non è un pensiero razionale. È un timore, un fantasma, una fragilità. È pensare che occupi quella poltrona per sbaglio. Il tuo potere è sempre in bilico.

Ci sono pagine molto belle di Machiavelli sul principe che conquista un regno per i giochi della fortuna. È una condizione che ti porta a diffidare di tutto e di tutti. È quello che è accaduto con gli Stati generali dell'economia. È la scelta di rinnegare la trasparenza dei primi grillini. Non c'è più lo streaming, ma il «vietato leggere». È così che si finisce per avere paura anche della propria ombra. È ripararsi dietro lo stato di emergenza per legittimare le proprie scelte. È spostare un po' più in là un futuro che forse spaventa. Un premier senza spettri non ne avrebbe bisogno. Non c'è alcun motivo per nascondere la faccia sotto una mascherina.

Il segreto di Stato sui giorni della pandemia è un atto di sfiducia nei confronti degli italiani. Lo è ancora di più perché in quelle carte non c'è nulla di inconfessabile. È la sfiducia per la sfiducia. È il segno di una cultura che ha per architrave la diffidenza. È come dire: gli italiani meno sanno e meglio stanno.

È affidare un popolo alla sorveglianza dei «caporali» che puntano l'indice, multano e pensano che dietro ogni individuo ci sia un presunto colpevole. È scarnificare il senso della democrazia. Come posso fidarmi di te? Il passo successivo sarà non farli votare, perché non sanno quello che fanno.

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