Un trucco per cambiare le regole

L'obiettivo è riuscire a fare approvare uno strumento, spesso pasticciato, che favorisca le forze politiche. La legge elettorale "renziana" non fa eccezione

Un trucco per cambiare le regole

Il dibattito sulla legge elettorale rivela come, sulle «regole del gioco», le forze politiche non cercano soluzioni equilibrate, legate al sistema istituzionale in igore, al quadro politico e il più possibile condivise.

L'obiettivo è, piuttosto, quello di riuscire a fare approvare uno strumento, spesso pasticciato, che le favorisca. La legge elettorale «renziana» non fa eccezione.

Non esistono leggi elettorali perfette. Ma è comunque possibile trovare soluzioni che consentano una competizione elettorale equilibrata. I sistemi di voto si dividono in due grandi famiglie: maggioritari e proporzionali. I primi privilegiano la governabilità, a discapito della rappresentanza. I secondi fanno esattamente il contrario. A queste due famiglie se ne affianca una terza, quella dei sistemi misti, spesso molto complessi e frutto di compromessi non sempre negativi, che tentano di trovare un equilibrio tra governabilità e rappresentanza.

Il premio di maggioranza previsto dalla riforma maggioritaria del presidente del Consiglio, in presenza di un quadro politico sostanzialmente tripolare, porta a uno stravolgimento della rappresentanza che favorisce il Pd.

La legge elettorale non è una legge costituzionale, è una legge ordinaria. La sua approvazione è così molto più semplice. Ma, in quanto parte fondamentale delle «regole del gioco», ha rilevanza costituzionale e non può essere considerata avulsa dalla cosiddetta riforma del Senato, anch'essa voluta da Renzi, che gli italiani saranno chiamati a confermare con il loro voto.

Il combinato disposto tra le due riforme rischia di favorire in modo plateale il partito del presidente del Consiglio, con la nascita di un presidenzialismo (premierato) di fatto e una vera e propria dittatura della maggioranza.

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