Donald Trump si trova ad affrontare il momento più difficile della sua breve presidenza: dopo un durissimo braccio di ferro a Capitol Hill, tra defezioni e ultimatum, i repubblicani hanno ritirato il disegno di legge per la riforma sanitaria che doveva sostituire l'Obamacare, e il voto è stato annullato in extremis, con la consapevolezza di una debacle annunciata per la prima grande legge del suo mandato. Nonostante la sostituzione dell'Affordable Care Act sia stata una delle principali promesse elettorali non solo del tycoon, ma anche del Grand Old Party, non è stata raggiunta la soglia dei 216 voti necessari per il via libera della misura alla Camera. E non è servito neppure l'aut aut di Trump, che alla vigilia ha detto: «O si vota oppure l'Obamacare resterà in vigore, e passeremo ad altre priorità legislative».
Dopo una febbrile corsa all'ultimo «sì», in mattinata è toccato allo speaker della Camera, Paul Ryan, recarsi al 1600 di Pennsylvania Avenue per comunicare al presidente: «Non abbiamo i numeri». «Ho detto a Trump che la cosa migliore era ritirare la legge, e lui è stato d'accordo», ha commentato Ryan, sponsor principale della riforma, precisando pero': «Eravamo molto vicini». Quindi, ha sottolineato che si tratta di una «giornata deludente», e che non sa quanto tempo ci vorrà per sostituire l'Obamacare. Il presidente invece ha commentato: «L'Obamacare esploderà, i democratici cercheranno l'accordo».
Mentre il portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, nel suo briefing giornaliero ha messo le mani avanti, dicendo che il presidente «ha fatto tutto quello che poteva» per l'approvazione della riforma, ma «non si può costringere la gente a votare, non è una dittatura». Spicer, comunque, ha escluso che ci saranno conseguenze sulla riforma fiscale: «non si possono legare insieme», ha affermato, sostenendo che c'è molta attesa per le altre priorità legislative di Trump.
Che la strada per la sostituzione dell'Obamacare fosse in salita si era capito già giovedì quando Mark Meadows, presidente del «House Freedom Caucus», il gruppo di «ribelli» sulla legge Gop, ha annunciato un nulla di fatto dopo un incontro con lo stesso Trump, e Ryan ha dovuto rimandare una prima volta la consultazione. Secondo gli osservatori quello sulla riforma è stato il primo grande test per il presidente, ancor prima che un provvedimento sul diritto alla salute per milioni di cittadini Usa, che potrebbe avere un impatto forte sul suo indice di gradimento.
Il naufragio dell'American Health Care Act è già stato definito da molti una grave sconfitta per Trump e un grave schiaffo alla sua immagine, ma secondo altri il fatto che lui stesso abbia voluto accelerare i tempi sia stato un modo per mettere i repubblicani davanti alle proprie responsabilità nei confronti degli elettori che li hanno votati. Tanto che già l'altro giorno Trump ha incontrato i deputati repubblicani a porte chiuse a Capitol Hill, e per tentare di assicurare il via libera alla riforma sanitaria ha usato il pugno di ferro. «Molti di voi non verranno rieletti nel 2018 se il testo sulla sanità non passa», ha tuonato, riferendosi ai deputati di quei collegi dove ha vinto con larghissimo margine, e che quindi potrebbero sostenere una sua richiesta di boicottaggio in occasione delle elezioni di Medio Termine.
Tra le proposte della legge Gop c'era tra le altre cose la sospensione delle sanzioni nei confronti dei cittadini che non acquistano una copertura e il taglio del Medicaid (sistema di previdenza per gli americani a basso reddito), si puntava a un alleggerimento del pagamento delle spese mediche, permettendo un aumento dei prezzi alle persone anziane, e ribaltando alcuni inasprimenti fiscali per i più ricchi.
Inoltre congelava i finanziamenti federali in tema di pianificazione familiare. Tra i defezionisti ci sono sia alcuni ultraconservatori, secondo cui il testo era troppo simile all'Obamacare, che moderati, preoccupati per il rischio che milioni di americani restassero senza copertura sanitaria.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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