Il 2019 di Papa Francesco si è aperto con un richiamo alla coerenza. I critici del Santo Padre hanno subito messo in evidenza come, dal punto di vista della dottrina, rimanga preferibile cercare Dio, seppur nell'ipocrisia, piuttosto che vivere da atei. La polemica, come spesso accade di questi tempi, è divampata sui social. Ma l'anno appena iniziato presenta ben altre sfide per il pontefice argentino.
Più che occuparsi delle rimostranze dei puristi, Bergoglio sembra intenzionato a far "uscire" la Chiesa cattolica più del consueto. Dando un'occhiata all'agenda del 2019, vale subito la pena sottolineare il numero di visite apostoliche che il Papa ha in programma: tra queste, almeno sei si svolgeranno al di fuori dei nostri confini. Spiccano, di sicuro, lo storico viaggio negli Emirati Arabi Uniti e la possibile visita in Giappone.
L'anno si aprirà con due appuntamenti centrali: la Gmg di Panama e il summit straordinario convocato in Vaticano per febbraio, dove gli episcopati di tutto il mondo discuteranno di prevenzione in relazione agli abusi effettuati ai danni dei minori e degli adulti vulnerabili. Questo, in ogni caso, potrebbe essere l'anno delle riforme. Per ora sono state poste solo le basi, ma quello che una volta era il C9, oggi ridotto di numero, dovrebbe approvare la riforma della Costituzione apostolica, quindi il rinnovo di alcuni dei meccanismi di funzionamento della Curia di Roma.
Attenzione pure al potere legislativo del vescovo di Roma: da qualche giorno a questa parte si vocifera dell'imminenza di un Motu proprio attraverso cui Papa Francesco potrebbe abolire l'Ecclesia Dei, che è una pontificia commissione voluta da San Giovanni Paolo II e poi rivisitata da Benedetto XVI. La notizia è stata rilanciata dai siti tradizionalisti ed è stata parecchio contestata da chi ritiene che la cosiddetta "messa tridentina" sia fondamentale per il futuro del cattolicesimo. L'Ecclesia Dei, grazie a Ratzinger, ha la facoltà di "concedere a chiunque ne faccia domanda l'uso del Messale romano secondo l'edizione tipica in vigore nel 1962, e ciò secondo le norme già proposte dalla commissione cardinalizia 'istituita a tale scopo'". Stando alle fonti citate, Bergoglio, in sintesi, starebbe per abolire la "messa in latino". Alcuni contatti del Giornale.it, d'altro canto, sostengono che il provvedimento sia stato bloccato perché qualche cardinale avrebbe dichiarato di essere disposto a fare ostruzionismo. Sono solo voci di corridoio, ma il 2019 potrebbe essere inaugurato da un'asprissima polemica dottrinale.
Tornando alla calendarizzazione degli eventi, sappiamo che a ottobre è previsto il Sinodo sull'Amazzonia, che dovrebbe aprire ai viri probati per la gestione delle parrocchie scoperte. Alcuni sacramenti, almeno per quella parte di mondo, potrebbero essere celebrati da "persone di chiara fede", ma non consacrate. Anche su questo punto vale la pena segnalare la posizione dei conservatori, che vedono in questa mossa il preambolo alla laicizzazione della vita ecclesiastica.
Proseguirà, poi, il rimpasto delle cariche: è abbastanza probabile che il pontefice decida di sostituire qualche membro del consiglio ristretto dei cardinali. Gli avvicendamenti, come li chiama Aci Stampa, potrebbero riguardare pure i vescovi italiani.
Bisognerà verificare, poi, la tenuta dell' "accordo provvisorio" con la Repubblica popolare cinese. La Santa Sede e il governo di Pechino si sono dati due anni per comprendere se la stipulazione del patto porterà con sè gli effetti sperati. Papa Francesco, che nel 2019 andrà davvero incontro al mondo, visiterà di sicuro il Marocco, la Bulgaria e l'ex Repubblica Jugoslava di Macedonia.
Se il viaggio in Giappone dovesse andare in porto, però, il Santo Padre potrebbe anche decidere di toccare il suolo cinese. Il cardinale Parolin, durante la giornata di ieri, ha escluso che Bergoglio possa recarsi in Iraq.
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