L'ultima novità in ordine di tempo arriva dalle dichiarazioni di Ali Agca: "Emanuela Orlandi è viva e sta bene da 36 anni". L'uomo che, il 13 maggio del 1981, ha attentato alla vita di un Papa che poi sarebbe divenuto Santo, si era già pronunciato nel 2016 sul caso della sparizione dell'allora quindicenne, sostenendo che la Orlandi fosse stata rapita, all'epoca, "soltanto per ottenere la mia liberazione" .
Il Vaticano, almeno nel momento in cui scriviamo, non ha commentato. Ma questa è solo l'ennesima tappa di un caso tornato alla ribalta anche grazie all'accelerazione della Santa Sede. Soprattutto c'è la volontà della famiglia, che non ha mai mollato. La città di Roma, poi, compartecipa emotivamente da quasi un quarantennio, senza mai prestare il fianco al fatalismo.
Di certo, poi, c'è che nell'ultimo anno e mezzo abbiamo raccontato di una serie di svolte potenziali. Prima Il caso delle ossa ritrovate nel pavimento della pertinenza della Nunziatura apostolica di via Po: non erano di Emanuela. Considerate le attese, sembrava quasi il verdetto di un fato ineluttabile, ma non potevamo sapere quello che sarebbe successo di lì a breve. "Capisco cosa significhi non sapere cosa è successo alla figlia, se sia viva o morta, e se è morta dove è stata sepolta", ha detto, nel novembre del 2018, il cardinale Pietro Parolin. L'atteggiamento delle alte gerarchie ecclesiastiche, con il trascorrere del tempo, sembra essere mutato.
Non era stato il Vaticano a collegare quel ritrovamento, quello avvenuto nella Nunziatura, con il mistero della ragazza scomparsa nel 1983. È stato proprio il Vaticano, invece, ad aprire un'inchiesta interna nell'aprile del 2019. Non era ancora successo. Un vecchio aforisma greco segnala ancora come "senza la speranza" sia "impossibile trovare l'insperato". Viene attribuito ad Eraclito, che è vissuto tra il 500 e il 400 a.C., ma ha una valenza che può suonare attuale.
Intanto già circolava la notizia di una lettera, che era stata inoltrata alla famiglia di Emanuela Orlandi e che consigliava almeno una modalità d'investigazione: "Cercate dove guarda l'angelo".
Qualcuno avrebbe potuto pensare a una metafora ma, partendo proprio da quella indicazione, si è arrivati all'apertura di due sepolcri. Le attenzioni si sono spostate così nel Cimitero teutonico. Perché è da quelle parti che la scultura angelica, in qualche modo, suggeriva e suggerisce di cercare. Tombe, quelle delle principesse Sophie von Hohenlohe e Carlotta Federica di Mecklemburgo, rivelatesi vuote. La Santa Sede, nonostante la presunta natura anonima della fonte, ha deciso di insistere, assecondando l'impegno di chi vuole la verità. Se le strutture tombarie sono risultate vacue, gli ossari rivenuti poco dopo contengono "migliaia di ossa". È l'ultimo capitolo. Quello di cui dobbiamo attendere lo svolgimento, che dipende dagli esami scientifici, quindi dalla datazione dei resti.
Questa mattina è spuntata la versione di Ali Agca. Di pochi minuti fa, infine, è l'ultima sollecitazione di Laura Sgrò, che è la legale degli Orlandi:"E' chiaro - ha dichiarato a Radio Cusano Campus - che il caso Emanuela Orlandi è un nervo ancora scoperto all'interno della Santa Sede dove ci sono diverse anime: c'è chi vorrebbe condividere le informazioni che il Vaticano ha e c'è chi non le vuole condividere per continuare il percorso di silenzio che va avanti da 36 anni". E ancora: "Purtroppo - ha proseguito, come riportato dall'Adnkronos - non c'è la volontà di far luce su questa vicenda".
Tra i punti rimarcati nell'appello, vale la pena sottolineare la questione dei documenti che riguardano i due sepolcri: l'avvocato Sgrò ha domandato perché, nonostante le tempistiche a disposizione, quelle carte non siano state acquisite in maniera preventiva.
Un altro greco, Omero,
sosteneva come il "fascino dell'ignoto" sia in grado di dominare ogni cosa. Ma in questa storia c'è chi dell'ignoto non vuole saperne nulla, aspirando solo a disvelare quello che, a distanza di 36 anni, rimane un mistero.
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