Febbre, tosse e perdita di olfatto: sono questi i sintomi più noti del coronavirus, i campanelli d'allarme che ci fanno pensare ad un contagio. Ora però gli scienziati hanno individuato altri segnali della malattia, come i problemi gastrointestinali. Lo studio tutto italiano - condotto da ricercatori dell'Università Sapienza e Tor vergata di Roma e pubblicato sul Cureus journal of medical science - ritiene questi sintomi una importante spia del coronavirus, dal momento che spesso compaiono ancor prima dei classici problemi respiratori. Ma ci sono anche casi in cui quelli gastrointestinali sono stati addirittura gli unici sintomi di Covid-19.
"Prima della manifestazione dei sintomi respiratori, una parte significativa dei pazienti con Covid-19 può presentare diarrea, nausea, vomito e fastidio addominale - ha spiegato Massimiliano Cipriano del Dipartimento di Chirurgia laparoscopica del Policlinico Umberto I di Roma, come riporta Adnkronos -. Pertanto i medici dovrebbero valutare sempre la presenza di questi sintomi nelle persone che sono state a contatto con un paziente positivo o potenzialmente a rischio di aver contratto il virus cinese e non fermarsi alla presenza o all'assenza dei sintomi respiratori" anche perché, ha continuato, "in alcuni casi potrebbe essere il solo sintomo della malattia". I ricercatori hanno così invitato tutti a non sottovalutare la comparsa dei sintomi diversi da febbre o tosse. "È necessario, dunque, monitorare i pazienti con disturbi gastrointestinali iniziali in modo da diagnosticare per tempo il contagio e intervenire in anticipo iniziando prima le cure e la quarantena per controllare la diffusione del virus", ha aggiunto Cipriano.
I dati analizzati dalla ricerca italiana hanno portato alla luce anche un altro importante aspetto: l'Rna virale, hanno specificato gli scienziati, è presente nelle feci di individui infetti e può persistere anche dopo la scomparsa dei sintomi respiratori e quando i tamponi oro-faringei risultano negativi. "Questi risultati - hanno sottolineato dal team di ricerca - evidenziano la possibilità di un contagio oro-fecale anche quando il virus è scomparso dal tratto respiratorio". E questo dato potrebbe aprire un altro scenario. "Se l'ipotesi fosse confermata, la ricerca del virus nelle feci potrebbe rivelarsi ancora più efficace nel segnalare la definitiva scomparsa del virus dall'organismo limitando così la possibilità di ulteriori fonti di contagio per la comunità", hanno concluso.
Pochi giorni fa, uno studio cinese aveva scoperto che la metà dei pazienti trattati con sintomi lievi di coronavirus presenta ancora il virus nell'organismo fino a otto giorni dalla scomparsa dei sintomi, quando l'esito del tampone era ormai diventato negativo. Questo ultimo studio potrebbe fornire una svolta: la ricerca del virus nelle feci potrebbe infatti indicare la definitiva scomparsa del virus.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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